Il tesoro della letteratura - volume 3

Letteratura 15 20 25 30 35 40 45 50 55 e Grande guerra «Pronti per l assalto! Signori ufficiali, in testa ai reparti! . Il sergente dei guastatori ferito continuava a gridare: «Avan . Gli occhi dei soldati, spalancati, cercavano i nostri occhi. Il capitano era sempre chino sull orologio e i soldati trovarono solo i miei occhi. Io mi sforzai di sorridere e dissi qualche parola a fior di labbra; ma quegli occhi, pieni di interrogazione e di angoscia, mi sgomentarono. «Pronti per l assalto! ripeté ancora il capitano. Di tutti i momenti della guerra, quello precedente l assalto era il più terribile. L assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i ripari e si usciva. Dove? Le mitragliatrici, tutte, sdraiate sul ventre imbottito di cartucce, ci aspettavano. Chi non ha conosciuto quegli istanti, non ha conosciuto la guerra. Le parole del capitano caddero come un colpo di scure. La 9a era in piedi, ma io non la vedevo tutta, talmente era addossata ai parapetti6 della trincea. La 10a stava di fronte, lungo la trincea, e ne distinguevo tutti i soldati. Due soldati si mossero ed io li vidi, uno a fianco dell altro, aggiustarsi il fucile sotto il mento. Uno si curvò, fece partire il colpo e s accovacciò su se stesso. L altro l imitò e stramazzò accanto al primo. Era codardia, coraggio, pazzia? Il primo era un veterano del Carso. «Savoia! 7 gridò il capitano Bravini. «Savoia! ripeterono i reparti. E fu un grido urlato come un lamento ed un invocazione disperata. La 9a, tenente Avellini in testa, superò la breccia e si slanciò all assalto. Il generale e il colonnello erano alle feritoie. «Il comando di battaglione esce con la 10a , gridò il capitano. E quando la testa della 10a fu alla breccia, noi ci buttammo innanzi. La 10a, la a 11 e la 12a, seguirono di corsa. In pochi secondi tutto il battaglione era di fronte alle trincee nemiche. Che noi avessimo gridato o no, le mitragliatrici nemiche ci attendevano. Appena oltrepassammo una striscia di terreno roccioso ed incominciammo la discesa verso la vallata, scoperti, esse aprirono il fuoco. Le nostre grida furono coperte dalle loro raffiche. A me sembrò che contro di noi tirassero dieci mitragliatrici, talmente il terreno fu attraversato da scoppi e da sibili. I soldati colpiti cadevano pesantemente come se fossero stati precipitati dagli alberi. Per un momento, io fui avvolto da un torpore mentale e tutto il corpo divenne lento e pesante. Forse sono ferito, pensavo. Eppure sentivo di non essere ferito. I colpi vicini delle mitragliatrici e l incalzare dei reparti che avanzavano alle spalle mi risvegliarono. Ripresi subito coscienza del mio stato. Non rabbia, non odio, come in una rissa, ma una calma completa, assoluta, una forma di stanchezza infinita attorno al pensiero lucido. Poi anche quella stanchezza scomparve e ripresi la corsa, veloce. Ora, mi sembrava di essere ridivenuto calmo, e vedevo tutto attorno a me. Ufficiali e soldati cadevano con le braccia tese e, nella caduta, i fucili venivano proiettati innanzi, lontano. Sembrava che avanzasse un battaglione di morti. Il capitano Bravini non cessava di gridare: «Savoia! . Un tenente della 12a mi passò vicino. Era rosso in viso e impugnava un moschetto.8 Era un repubblicano e aveva in odio il grido d assalto monarchico. Egli mi vide e gridò: 5 spolette: strumenti di legno usati per la tessitura. 6 parapetti: nelle trincee erano i ripari otte- 872 nuti con la terra di riporto degli scavi della trincea stessa, alti pochi decimetri ma con uno spessore dai quattro ai cinque metri: da essi i soldati si affacciavano per fare fuoco. 7 Savoia!: grido di battaglia, in nome della casa regnante in Italia.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi