T2 - L’impossibilità di uccidere (Gli indifferenti)

Il primo Novecento ¥ T2 ¥ L impossibilità di uccidere Alberto Moravia, Gli indifferenti, cap. 15 Quando scopre la tresca fra la sorella Carla e Leo, già amante della madre, Michele decide di lavare con il sangue l offesa arrecata alla famiglia. Ma la rivoltella con cui intendeva uccidere non spara, perché egli ha dimenticato di caricarla. La paralisi della volontà 5 10 15 20 25 30 35 Un freddo, mortale disagio gli gelò il sangue: Ecco, ci siamo , pensò. La strada era veramente quella che cercava; case nuove, candide, giardini ancor vuoti, qua e là costruzioni cariche d impalcature, marciapiedi senza selciato; la campagna non doveva essere lontana; poca gente passava; nessuno si voltava per guardarlo, nessuno l osservava. Eppure vado ad uccidere un uomo , pensò; frase inverosimile; mise la mano in tasca, toccò la rivoltella; uccider Leo significava ucciderlo veramente, toglierlo dal numero dei vivi, farne scorrere il sangue: Bisogna ucciderlo , pensò febbrilmente, ucciderlo così senza troppo rumore così ecco: mirare al petto egli cade cade in terra mi chino, senza far rumore, con lentezza lo finisco . La scena che doveva essere fulminea, gli appariva lunghissima, disgregata1 nei suoi gesti, silenziosa; un mortale malessere lo vinceva: Bisognerebbe ucciderlo senza accorgersene , pensò; allora sì, tutto andrebbe bene . Il cielo era grigio; poca gente passava; un automobile; ville; giardini; la rivoltella in fondo alla tasca; il grilletto; il calcio. Si fermò un istante a guardare il numero di un portone: in quel momento la propria tranquillità lo spaventò: Se continuo con questa calma , pensò atterrito, non se ne fa nulla : bisogna essere sdegnati, furiosi . Riprese il cammino; il numero ottantatré era più lontano. Bisogna montarsi ,2 pensò febbrilmente, vediamo vediamo le ragioni che ho di odiare Leo mia madre mia sorella era pura pochi giorni fa ora in quello stesso letto nuda perduta Leo l ha presa posseduta mia sorella posseduta mia sorella posseduta mia sorella mia sorella trattata come una donnaccia: distesa in quel sudicio letto orribile, orribile nuda tra quelle braccia la mia anima freme al solo pensiero piegata al vizio di quell uomo mia sorella orribile . Si passò una mano sul collo, si sentiva la gola secca, Al diavolo mia sorella , pensò disperato ritrovandosi nella stessa calma di prima; tutte quelle fantasie non l avevano scosso; guardò un portone; era già il numero sessantacinque; un atroce paura l invase di non saper agire; mise la mano in tasca, strinse nervosamente la rivoltella: Al diavolo tutti cosa importano le ragioni ho deciso di ucciderlo e lo ucciderò . Affrettò il passo; le case sfilavano, una dopo l altra, più presto, più presto bisognava ucciderlo e l avrebbe ucciso ecco tutto; il numero settantacinque, settantasei, una strada, settantasette, settantotto; improvvisamente si mise a correre, la rivoltella gli sbatteva contro la coscia, osservò sul marciapiedi una bambina di forse dieci anni che tenendo per mano un bimbo più piccolo gli veniva incontro; pensò d incrociarli; ma raggiunse prima di loro il portone di Leo, ed entrò col rimpianto di non averli almeno sfiorati. E ora , pensò arrampicandosi su per la scala, il più bello sarebbe di non trovarlo in casa . Fece di corsa due rampe, al secondo pianerottolo, a destra, trovò la porta del suo nemico; una targa di ottone portava la scritta: Cav. Leo Merumeci. 1 disgregata: scomposta, frammentata. 2 Bisogna montarsi: è necessario co- 726 struirsi delle motivazioni, far salire la propria rabbia.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi