Il tesoro della letteratura - volume 3

La narrativa italiana del primo Novecento 135 140 145 150 155 160 165 170 La mattina dopo, Giacomo era già in agonia; e quando tentava di dire qualche parola, nessuno lo intendeva. Da tutte e due le finestre aperte, l aria odorosa della primavera entrava nella camera. Le anatre schiamazzavano, sguazzando nel fango del fontone;24 e le galline, che nessuno s era ricordato di governare,25 crocchiolavano26 forte. Un lungo suono di campane scivolava per il cielo; da Siena alta, giù verso la Val d Arbia.27 Un mucchio enorme di nuvolette rosee si radunò sopra i pioppi della Tressa, come richiamato da quel suono. Passavano i barrocci28 e le diligenze. Giacomo aveva gli occhi chiusi, con le palpebre quasi trasparenti e violacee; dalla bocca mezzo aperta, respirava affannando e interrompendosi quando il rantolo gli chiudeva la gola. Le narici doventavano sottili e ceree. Allora, gli dettero un tubo di ossigeno. Remigio sorreggeva il cannello di gomma; da cui il gasse29 esciva con un sibilo sottile; e il morente protendeva le labbra, si scoteva e inghiottiva. Una volta sola, aprì la bocca; la lingua e il palato erano chiazzati di rosso scuro. Luigia disse: «Ha arsione. Guarda che asciuttore! .30 Gli accostarono alla bocca un bicchiere, credendo che potesse bevere;31 ma gli rovesciarono l acqua giù per la barba e la camicia. Remigio avvolse a un fuscello un poco di cotone idrofilo bagnato e glielo mise su la lingua. Il morente lo strinse; come per succhiarlo. Poi il respiro doventò più grave e più rado, le mani gli si gonfiarono; si scosse, lamentandosi. Mentre le donne piangevano, guardandosi l una con l altra, entrò Giulia; ma, fermatasi su la soglia e capito che non c era più tempo, escì come il vento. Remigio, andato dagli assalariati, che non conosceva né meno, a dire che smettessero di caricare un carro di letame, perché non facessero chiasso, tornò in punta di piedi. Ilda lo guardò fisso, con le lagrime che le scappavano dalle palpebre bionde come l oro. Allora, chinata la faccia, si avviò verso la camera; ma Giulia, che non se lo aspettava, attraversò accanto: non era più vestita da casa; e dal cappello le dondolavano un mazzetto di rosine tutte volte in giù. Remigio, presala per un braccio, la fece camminare all indietro fino alle scale; e ve la spinse. Poi, tremando tutto, ma dominandosi, con le mani entro le tasche della giubba, andò nella camera. Un cero, cadendo, s era rotto. E siccome non poteva più stare infilato nel ferro del candeliere di legno, lo legò con uno spago alla spalliera del letto. Il cadavere era doventato, come improvvisamente, d un giallo spaventevole; e gli sparsero sopra, dopo avergli messo un vestito, che Giacomo non aveva mai voluto rinnovare,32 pochi fiori di campo, portati da Dinda, la moglie di Picciòlo. 24 fontone: vocabolo tipico del Senese che indica una cavità del terreno alimentata da una fonte, utilizzata per abbeverare gli animali e per fare il bucato. 25 che nessuno governare: delle quali nessuno si era ricordato di prendersi cura, dando loro da mangiare. 26 crocchiolavano: chiocciavano (voce onomatopeica che esprime il verso gut- turale delle galline). 27 Val d Arbia: la valle attraversata dall Arbia, affluente di destra dell Ombrone, ricordato anche da Dante («che fece l Arbia colorata in rosso , Inferno, X, 86) in riferimento alla battaglia di Montaperti del 1260, in cui Siena ghibellina sconfisse Firenze guelfa. 28 barrocci: veicoli a due ruote per il trasporto di cose. 29 gasse: gas (forma italianizzata). 30 arsione asciuttore: i due termini, di sapore popolare, sono praticamente sinonimi, significando rispettivamente arsura e secchezza . 31 bevere: bere (arcaismo toscaneggiante). 32 rinnovare: aggiustare, accomodare. 721

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi