Il tesoro della letteratura - volume 3

Il primo Novecento 90 95 100 105 110 115 120 125 130 gio di verificare i suoi sospetti, anche per paura del testamento, seguitava a non dirne parola, obbedendo anzi a Giulia; specie quando il suo dolore sincero le fece perdere la testa. Remigio, sentendosi straziare, e vergognandosi di non saper far niente, si alzò; riuscendo abbastanza ad essere calmo, perché voleva comportarsi come se tra lui e suo padre non fosse accaduto mai niente. E, non avendo incontrato Giulia, ne provò quasi piacere; quantunque indovinasse che ella stessa non aveva voluto farsi vedere. [...] «Tornerò domattina . Gegia rispose, in modo molto significativo, a cui egli non fece caso: «Lo assistiamo noi . Giacomo, guardatolo appena, gli disse, come se non ce lo volesse: «Addio! . Remigio, allora, rientrò in città, e dormì ad un albergo. Perché il padre, prima di morire, non voleva riconciliarsi? Si domandò se avrebbe dovuto farglielo dire da Luigia; ma non osò, per timidezza e per paura che il padre, invece d avere questo sentimento, gli rispondesse magari qualche parola che gli sarebbe restata sempre a mente. Il giorno dopo, le donne chiamarono il prete: un giovane muscoloso, bruciato dal sole, con gli occhiali turchini e la tonaca troppo stretta per il suo grasso. E, siccome il malato, quantunque lo conoscesse e fosse religioso, non voleva farlo passare, Remigio si provò a persuaderlo. Ma, fino alla sera, non volle confessarsi. Gli sembrava di allontanare la morte, se non desse22 retta a nessuno; e voleva morire senza lasciarsi vincere. Così, fino all ultimo, non aveva voluto chiamare il medico; e, ora, lo curavano per forza, troppo tardi; contro la sua volontà. La cancrena gli si spargeva nel sangue, ma si ostinava a ritenersi più forte di essa; con una fiducia, quasi superstiziosa, soltanto in se medesimo. E troppo sdegno aveva sentito contro Remigio; perché, proprio in punto di morte, si disponesse a mostrarglisi grato d essere tornato appositamente alla Casuccia! Del resto il suo cervello si alterava con il male, e il suo discernimento si faceva indeterminabile.23 [...] Quando il giovane rientrò nella camera, le due assalariate e Luigia mettevano il malato in un altra positura. Giulia, rinchiusi i ferri dentro la cassetta e giunta a metà della stanza accanto, disse a Dinda che veniva dalla cucina con un recipiente d acqua calda: «Io voglio che il padrone parli in faccia a due testimoni. Se muore senza che sia qui il notaio? . Fatta questa domanda, ch era piuttosto una riflessione, tornò lesta in camera e vociò con un aria risoluta e indispettita; senza né meno avvicinarsi al letto: «Vuol chiamare due persone, perché non mi sia negato quel che mi si spetta? . Giacomo, dopo un urlo che fece capire quanto fosse atroce il suo spasimo, le rispose: «Io farò testamento. Chiama il notaio per stasera. Il Pollastri: lo sai . Allora, ella, data prima un occhiata arrogante alle tre donne, gli sorrise; poi uscì. Ma il Pollastri era a fare un altro testamento; parecchie miglia distante dalla città; e fino al giorno dopo, forse, non sarebbe tornato: Giulia l attese invano, fino a buio, seduta sopra una seggiola, morsicandosi le labbra. 22 desse: avesse dato. 23 il suo discernimento si faceva indeter- 720 minabile: la sua capacità di comprendere diventava più debole.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi