Il tesoro della letteratura - volume 3

Luigi Pirandello 5 10 15 20 25 30 35 40 45 In prima, sì, mi sembra che molti l abbiano, dal modo come tra loro si guarda no e si salutano, correndo di qua, di là, dietro alle loro faccende o ai loro capricci. Ma poi, se mi fermo a guardarli un po addentro negli occhi con questi miei occhi intenti e silenziosi, ecco che subito s aombrano.1 Taluni anzi si smarriscono in una perplessità così inquieta, che se per poco io seguitassi a scrutarli, m ingiurierebbero o m aggredirebbero. No, via, tranquilli. Mi basta questo: sapere, signori, che non è chiaro né certo neanche a voi neppur quel poco che vi viene a mano a mano determinato dalle consuetissime condizioni in cui vivete. C è un oltre in tutto. Voi non volete o non sapete vederlo. Ma appena appena quest oltre baleni negli occhi d un ozioso come me, che si metta a osservarvi, ecco, vi smarrite, vi turbate o irritate. Conosco anch io il congegno esterno, vorrei dir meccanico della vita che frago rosamente e vertiginosamente ci affaccenda senza requie. Oggi, così e così; questo e quest altro da fare; correre qua, con l orologio alla mano, per essere in tempo là. «No, caro, grazie: non posso! . «Ah sì, davvero? Beato te! Debbo scappare . «Alle undici, la colazione . «Il giornale, la borsa, l ufficio, la scuola . «Bel tempo, peccato! Ma gli affari . «Chi passa? Ah, un carro funebre Un saluto, di corsa, a chi se n è andato . «La bottega, la fabbrica, il tribunale . Nessuno ha tempo o modo d arrestarsi un momento a considerare, se quel che vede fare agli altri, quel che lui stesso fa, sia veramente ciò che sopra tutto gli con venga, ciò che gli possa dare quella certezza vera, nella quale solamente potrebbe trovar riposo. Il riposo che ci è dato dopo tanto fragore e tanta vertigine è grava to da tale stanchezza, intronato da tanto stordimento, che non ci è più possibile raccoglierci un minuto a pensare. Con una mano ci teniamo la testa, con l altra facciamo un gesto da ubriachi. «Svaghiamoci! . Sì. Più faticosi e complicati del lavoro troviamo gli svaghi che ci si offrono; sic ché dal riposo non otteniamo altro che un accrescimento di stanchezza. Guardo per via le donne, come vestono, come camminano, i cappelli che por tano in capo; gli uomini, le arie che hanno o che si dànno; ne ascolto i discorsi, i propositi; e in certi momenti mi sembra così impossibile credere alla realtà di quanto vedo e sento, che non potendo d altra parte credere che tutti facciano per ischerzo, mi domando se veramente tutto questo fragoroso e vertiginoso mecca nismo della vita, che di giorno in giorno sempre più si còmplica e s accèlera, non abbia ridotto l umanità in tale stato di follìa, che presto proromperà frenetica a sconvolgere e a distruggere tutto. Sarebbe forse, in fin de conti, tanto di guadagna to. Non per altro, badiamo: per fare una volta tanto punto e daccapo. Qua da noi non siamo ancora arrivati ad assistere allo spettacolo, che dicono frequente in America, di uomini che a mezzo d una qualche faccenda, fra il tu multo della vita, traboccano giù,2 fulminati. Ma forse, Dio ajutando, ci arriveremo presto. So che tante cose si preparano. Ah, si lavora! E io modestamente sono uno degli impiegati a questi lavori per lo svago. Sono operatore. Ma veramente, essere operatore, nel mondo in cui vivo e di cui vivo, non vuol mica dire operare. Io non opero nulla. 1 s aombrano: forma arcaica per s adom- 2 traboccano giù: stramazzano. brano , cioè si turbano . 663

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi