T4 - Una mano che gira una manovella (Quaderni di Serafino

Il primo Novecento in sintesi La macchina, il simbolo della civiltà moderna, per Pirandello è un oggetto inquietante e minaccioso, un mostro che tende a sostituire il suo stesso creatore, cioè l essere umano. La nuova industria del cinema, con l occhio meccanico della macchina da presa e il trionfo della realtà artificiale proiettata sullo schermo, è un esempio di come la tecnica, permettendo la riproducibilità delle opere d arte, toglie loro la caratteristica di essere uniche e irripetibili, e priva di vita vera l individuo moderno, disumanizzandolo e alienandolo. La macchina come mostro fagocitante Al centro della civiltà moderna, a guidare la corsa senza fine al progresso, si erge imperiosa la macchina. Prodotto della tecnologia che dovrebbe aiutare l uomo, in realtà, secondo Pirandello, la macchina ha il carattere inquietante e minaccioso di un essere vampiresco e parassitario, che si ribella al suo creatore per soppiantarlo (il protagonista dei Quaderni di Serafino Gubbio operatore, per esempio, è consapevole del fatto che un giorno verrà sostituito da un congegno mecca nico in grado di svolgere il suo lavoro). Non a caso l immaginario pirandelliano insiste molto sull analogia macchina-mostro. L autore dissemina ovunque metafore sulla fame, sulla digestione, sul fare a «pez zetti e bocconcini quel poco di verità che è ancora possibile trovare nella società indu striale e commerciale, e in particolare nella nuova industria d intrattenimento, il cinema, che segna lo stupido trionfo della realtà artificiale su quella autentica. Riproducibilità e alienazione Nel denunciare i rischi di omologazione connessi all avvento della civiltà meccanizzata, Pirandello avverte il pericolo della mercificazione dell opera d arte. Grazie alla sua riproducibilità, consentita dalle moderne tecnologie (si pensi in particolare al cinema e alla fotografia), vengono irrimediabilmente intaccate l unicità e l irripetibilità del prodotto artistico. Nel suo celebre saggio del 1936 L opera d arte nell epoca della sua riproducibilità tecnica il filosofo tedesco Walter Benjamin (18921940) fornirà la spiegazione più completa di questo processo, citando proprio i Quaderni di Serafino Gubbio operatore nel suo discorso sulla demitizzazione della creazione estetica nella società di massa. L opera d arte, scrive Benjamin, ha perso la sua «aura , quell aspetto indefinibile e proprio per questo non riproducibile che infonde un anima viva a un semplice oggetto materiale. Ecco, la crisi dell opera d arte è vista da Pirandello proprio nell occhio di vetro vuoto e inanimato dell apparecchio cinematografico, in cui l attore non può riflettersi e dunque riconoscer si. Privati del contatto con il pubblico, ma nemmeno compensati con una restituzione di retta della propria immagine (che avviene solo in un secondo momento, sullo schermo), gli attori non possono che finire per odiare la macchina da presa e il suo prodotto, per ché «l azione viva del loro corpo vivo, là, su la tela dei cinematografi, non c è più . Questa riduzione della persona a oggetto, a immagine priva di vita, è il simbolo dell alienazione dell individuo moderno. L insolenza dell occhio di vetro diviene metafora della disumanità celata dietro il fascino della tecnica. T4 Una mano che gira una manovella Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Quaderno primo La riduzione dell uomo a macchina Il passo che segue costituisce l inizio del romanzo. Si tratta di una sorta di presenta zione dell ambiente del cinema e del mestiere dell operatore (il primo titolo del ro manzo era Si gira ), in cui sono evidenziati i temi fondamentali dell opera, sviluppa ti poi più ampiamente nel corso della narrazione. I Studio la gente nelle sue più ordinarie occupazioni, se mi riesca di scoprire negli altri quello che manca a me per ogni cosa ch io faccia: la certezza che capiscano ciò che fanno. 662

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi