Il tesoro della letteratura - volume 3

Il primo Novecento 70 75 80 85 90 95 100 105 110 «Ha fischiato . «Ma che diavolo dici? . «Stanotte, signor Cavaliere. Ha fischiato. L ho sentito fischiare . «Il treno? . «Sissignore. E se sapesse dove sono arrivato! In Siberia oppure oppure nel le foreste del Congo Si fa in un attimo, signor Cavaliere! . Gli altri impiegati, alle grida del capoufficio imbestialito, erano entrati nella stanza e, sentendo parlare così Belluca, giù risate da pazzi. Allora il capoufficio che quella sera doveva essere di malumore urtato da quelle risate, era montato su tutte le furie e aveva malmenato la mansueta vittima di tanti suoi scherzi crudeli. Se non che, questa volta, la vittima, con stupore e quasi con terrore di tutti, s e ra ribellata, aveva inveito, gridando sempre quella stramberia del treno che aveva fischiato, e che, perdio, ora non più, ora ch egli aveva sentito fischiare il treno, non poteva più, non voleva più esser trattato a quel modo. Lo avevano a viva forza preso, imbracato12 e trascinato all ospizio dei matti. Seguitava ancora, qua, a parlare di quel treno. Ne imitava il fischio. Oh, un fischio assai lamentoso, come lontano, nella notte; accorato. E, subito dopo, soggiungeva: «Si parte, si parte Signori, per dove? per dove? . E guardava tutti con occhi che non erano più i suoi. Quegli occhi, di solito cupi, senza lustro, aggrottati, ora gli ridevano lucidissimi, come quelli d un bambino o d un uomo felice; e frasi senza costrutto gli uscivano dalle labbra. Cose inaudite; espressioni poetiche, immaginose, bislacche, che tanto più stupivano, in quanto non si poteva in alcun modo spiegare come, per qual prodigio, fiorissero in bocca a lui, cioè a uno che finora non s era mai occupato d altro che di cifre e registri e cataloghi, rimanendo come cieco e sordo alla vita: macchinetta di computisteria. Ora parlava di azzurre fronti di montagne nevose, levate al cielo; parlava di viscidi cetacei che, voluminosi, sul fondo dei mari, con la coda facevan la virgola.13 Cose, ripeto, inaudite. Chi venne a riferirmele insieme con la notizia dell improvvisa alienazione mentale rimase però sconcertato, non notando in me, non che meraviglia, ma neppur una lieve sorpresa. Difatti io accolsi in silenzio la notizia. E il mio silenzio era pieno di dolore. Tentennai il capo, con gli angoli della bocca contratti in giù, amaramente, e dissi: «Belluca, signori, non è impazzito. State sicuri che non è impazzito. Qualche cosa dev essergli accaduta; ma naturalissima. Nessuno se la può spiegare, perché nessuno sa bene come quest uomo ha vissuto finora. Io che lo so, son sicuro che mi spiegherò tutto naturalissimamente, appena lo avrò veduto e avrò parlato con lui . Cammin facendo verso l ospizio ove il poverino era stato ricoverato, seguitai a riflettere per conto mio: «A un uomo che viva come Belluca finora ha vissuto, cioè una vita impossibi le , la cosa più ovvia, l incidente più comune, un qualunque lievissimo inciampo impreveduto, che so io, d un ciottolo per via, possono produrre effetti straordina rii, di cui nessuno si può dar la spiegazione, se non pensa appunto che la vita di 12 imbracato: legato. 13 facevan la virgola: facevano movi- 652 menti sinuosi, quasi a voler disegnare una virgola.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi