Il tesoro della letteratura - volume 3

Il primo Novecento 95 100 105 110 115 120 125 130 in cui la nicotina mi metteva. Quando seppi di odiare tutto ciò fu peggio. E lo seppi a vent anni circa. Allora soffersi per qualche settimana di un violento male di gola accompagnato da febbre. Il dottore prescrisse il letto e l assoluta astensione dal fumo. Ricordo questa parola assoluta! Mi ferì e la febbre la colorì. Un vuoto grande e niente per resistere all enorme pressione che subito si produce attorno ad un vuoto. Quando il dottore mi lasciò, mio padre (mia madre era morta da molti anni) con tanto di sigaro in bocca restò ancora per qualche tempo a farmi compagnia. Andandosene, dopo di aver passata dolcemente la sua mano sulla mia fronte scottante, mi disse: «Non fumare, veh! . Mi colse un inquietudine enorme. Pensai: «Giacché mi fa male non fumerò mai più, ma prima voglio farlo per l ultima volta . Accesi una sigaretta e mi sentii subito liberato dall inquietudine ad onta che15 la febbre forse aumentasse e che ad ogni tirata sentissi alle tonsille un bruciore come se fossero state toccate da un tizzone ardente. Finii tutta la sigaretta con l accuratezza con cui si compie un voto.16 E, sempre soffrendo orribilmente, ne fumai molte altre durante la malattia. Mio padre andava e veniva col suo sigaro in bocca dicendomi: «Bravo! Ancora qualche giorno di astensione dal fumo e sei guarito! . Bastava questa frase per farmi desiderare ch egli se ne andasse presto, presto, per permettermi di correre alla mia sigaretta. Fingevo anche di dormire per indurlo ad allontanarsi prima. Quella malattia mi procurò il secondo dei miei disturbi: lo sforzo di liberarmi dal primo. Le mie giornate finirono coll essere piene di sigarette e di propositi di non fumare più e, per dire subito tutto, di tempo in tempo sono ancora tali. La ridda17 delle ultime sigarette, formatasi a vent anni, si muove tuttavia.18 Meno violento è il proposito e la mia debolezza trova nel mio vecchio animo maggior indulgenza. Da vecchi si sorride della vita e di ogni suo contenuto. Posso anzi dire, che da qualche tempo io fumo molte sigarette che non sono le ultime. Sul frontispizio di un vocabolario trovo questa mia registrazione fatta con bella scrittura e qualche ornato: «Oggi, 2 Febbraio 1886, passo dagli studii di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!! . Era un ultima sigaretta19 molto importante. Ricordo tutte le speranze che l accompagnarono. M ero arrabbiato col diritto canonico20 che mi pareva tanto lontano dalla vita e correvo alla scienza ch è la vita stessa benché ridotta in un matraccio.21 Quell ultima sigaretta significava proprio il desiderio di attività (anche manuale) e di sereno pensiero sobrio e sodo.22 Per sfuggire alla catena delle combinazioni del carbonio23 cui non credevo ritornai alla legge.24 Pur troppo! Fu un errore e fu anch esso registrato da un ultima sigaretta di cui trovo la data registrata su di un libro. Fu importante anche questa e 15 ad onta che: malgrado. 16 un voto: qui un rito . 17 ridda: moto disordinato, continuo sus- seguirsi. 18 tuttavia: tuttora. 19 un ultima sigaretta: nell uso dell articolo indeterminativo si coglie tutta l autoironia di Zeno, come se dicesse non l ultima, 602 ma una delle tante sigarette che si era proposto di fumare come ultima, pur sapendo in partenza che non sarebbe stato così. 20 diritto canonico: il diritto ecclesiastico, anche se qui simboleggia in genere gli studi di Giurisprudenza. 21 matraccio: vaso di vetro, di forma sferica, che si usa nei laboratori chimici. La metafora dice che la scienza è sì la vita stessa, ma ridotta in forme schematiche e astratte. 22 sobrio e sodo: lineare e concreto. 23 carbonio: elemento fondamentale nella chimica organica. 24 alla legge: agli studi di Giurisprudenza.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi