Il tesoro della letteratura - volume 3

Italo Svevo La coscienza di Zeno 50 55 60 65 70 75 80 85 90 dopo una grande stanchezza, m è evidente come un immagine a sé, tanto evidente come se fossi adesso là accanto a quel caro corpo che più non esiste.10 Ricordo la stanza fresca e grande ove noi bambini si giuocava e che ora, in questi tempi avari di spazio, è divisa in due parti. In quella scena mio fratello non appare, ciò che mi sorprende perché penso ch egli pur deve aver preso parte a quell escursione e avrebbe dovuto poi partecipare al riposo. Che abbia dormito anche lui all altro capo del grande sofà? Io guardo quel posto, ma mi sembra vuoto. Non vedo che me, la dolcezza del riposo, mia madre, eppoi mio padre di cui sento echeggiare le parole. Egli era entrato e non m aveva subito visto perché ad alta voce chiamò: «Maria! . La mamma con un gesto accompagnato da un lieve suono labbiale11 accennò a me, ch essa credeva immerso nel sonno su cui invece nuotavo in piena coscienza. Mi piaceva tanto che il babbo dovesse imporsi un riguardo per me, che non mi mossi. Mio padre con voce bassa si lamentò: «Io credo di diventar matto. Sono quasi sicuro di aver lasciato mezz ora fa su quell armadio un mezzo sigaro ed ora non lo trovo più. Sto peggio del solito. Le cose mi sfuggono . Pure a voce bassa, ma che tradiva un ilarità12 trattenuta solo dalla paura di destarmi, mia madre rispose: «Eppure nessuno dopo il pranzo è stato in quella stanza . Mio padre mormorò: « perché lo so anch io, che mi pare di diventar matto! . Si volse ed uscì. Io apersi a mezzo gli occhi e guardai mia madre. Essa s era rimessa al suo lavoro, ma continuava a sorridere. Certo non pensava che mio padre stesse per ammattire per sorridere così delle sue paure. Quel sorriso mi rimase tanto impresso che lo ricordai subito13 ritrovandolo un giorno sulle labbra di mia moglie. Non fu poi la mancanza di denaro che mi rendesse difficile di soddisfare il mio vizio, ma le proibizioni valsero ad eccitarlo. Ricordo di aver fumato molto, celato in tutti i luoghi possibili. Perché seguito da un forte disgusto fisico, ricordo un soggiorno prolungato per una mezz ora in una cantina oscura insieme a due altri fanciulli di cui non ritrovo nella memoria altro che la puerilità14 del vestito: due paia di calzoncini che stanno in piedi perché dentro c è stato un corpo che il tempo eliminò. Avevamo molte sigarette e volevamo vedere chi ne sapesse bruciare di più nel breve tempo. Io vinsi, ed eroicamente celai il malessere che mi derivò dallo strano esercizio. Poi uscimmo al sole e all aria. Dovetti chiudere gli occhi per non cadere stordito. Mi rimisi e mi vantai della vittoria. Uno dei due piccoli omini mi disse allora: «A me non importa di aver perduto perché io non fumo che quanto m occorre . Ricordo la parola sana e non la faccina certamente sana anch essa che a me doveva essere rivolta in quel momento. Ma allora io non sapevo se amavo o odiavo la sigaretta e il suo sapore e lo stato 10 quel esiste: è un espressione poetica e patetica per indicare la madre ormai morta. 11 labbiale: emesso a fior di labbra, sottovoce. 12 ilarità: allegria, senso di divertimento. 13 lo ricordai subito: mi tornò subito al- la mente. 14 puerilità: foggia infantile. 601

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi