Il tesoro della letteratura - volume 3

Italo Svevo La coscienza di Zeno in sintesi Nel romanzo si oppongono salute e malattia. Zeno invidia i personaggi sani , li considera vincenti e cerca in loro quelle virtù di cui è privo. Sul finale, però, realizza che la malattia appartiene all uomo per natura e la sola salvezza è esserne coscienti. Zeno allora accetta di essere malato e osserva che la convinzione di essere sani è un limite, un segnale di scarsa intelligenza. Per Zeno la malattia diventa un elemento di forza che permette di capire meglio la realtà e di smascherare le menzogne della società borghese. Ma Zeno scrive al dottor S. con la dichiarata intenzione di ingannarlo ed è per questo un narratore inaffidabile. Non c è certezza di verità in quel che racconta: nonostante sia una confessione, Zeno potrebbe ugualmente mentire o nascondere qualcosa. Nell indagare sé stesso l individuo si avventura in un percorso irrazionale in cui prevalgono il dubbio e l indeterminatezza. Svevo talvolta smaschera il suo protagonista: se Zeno nasconde, al lettore e a sé stesso, i veri motivi all origine di alcuni suoi gesti, l autore interviene per farli emergere. Resta vero però che, nel suo racconto, Zeno alterna «verità e bugie , senza che il lettore possa distinguere le une dalle altre. Il risultato è un resoconto della propria esistenza frammentario e incompleto. Salute e malattia Lungo tutto il romanzo Zeno appare alla ricerca di figure sane , capaci di infondergli quella sicurezza che egli non possiede: il padre, il suocero Malfenti, la moglie Augusta. Alla fine, però, giunge alla conclusione che la malattia è la condizione tipica di ogni essere umano e che soltanto la consapevolezza di questa realtà può aiutare a sopravvivere. In effetti un personaggio apparentemente forte e vincente come Guido si dimostra inadatto nella lotta per la vita, e cade vittima proprio di quelle qualità virili , come la spregiudicatezza e l agonismo, che Zeno aveva invidiato come indizi di salute. Quest ultimo appare invece, al termine del libro, tranquillo e sereno dopo essersi accorto a poco a poco che la presunta salute può essere sinonimo di ottusità e di stupidità, mentre lui è riuscito a sfruttare a proprio vantaggio la condizione di nevrotico. Dopo il suicidio di Alfonso Nitti (protagonista di Una vita) e l autoesilio dal mondo di Emilio Brentani (protagonista di Senilità), il personaggio Zeno impara a convivere con la propria malattia, riconoscendo con perspicace disincanto il conformismo dei più, che si credono sani ma lo sono meno di lui. Un narratore inattendibile L inettitudine può dare luogo così a una strategia esistenziale vincente, trasformandosi nella pratica indifferenza con cui si fronteggia il destino e nella rinuncia a combattere per qualcosa a cui non si crede più: e se la malattia consiste nell incapacità a misurarsi direttamente nella lotta, nell eccesso di riflessione che complica o rimanda l azione, essa fornisce al tempo stesso un affilato strumento di conoscenza e un àncora di salvezza per sottrarre l individuo alle ipocrisie e agli inganni della società borghese. La condizione del malato equivarrebbe in questo senso a una condizione di superiorità: è più sensibile, più acuto, più capace di comprendere le varie sfaccettature della realtà; mentre colui che è sano, o meglio, crede di esserlo, è meno profondo, meno intelligente, meno intuitivo. Allo stesso tempo, però, non va dimenticato che il punto di vista di Zeno è pur sempre personale e inaffidabile: la sua interpretazione è provvisoria, non va presa alla lettera. Non a caso, Svevo non rinuncia mai a insinuare nel lettore il sospetto che la testimonianza di Zeno sia intenzionalmente ambigua: fino a che punto possiamo fidarci di lui? In quale misura il narratore può essere giudicato sincero? In fondo, il destinatario diretto del manoscritto è il medico, che egli intende palesemente ingannare; lo stesso Zeno riconosce di non brillare per buona fede; la sua nevrosi può indurlo d altronde a glissare sui particolari scomodi, che getterebbero una luce negativa sulla sua condotta. Alla fine, l unica certezza rimane il dubbio: l investigazione dell io risulta sempre un impresa improbabile e rischiosa, destinata a condurre l individuo nel vicolo cieco dell assurdità e dell irrazionalità ( p. 619). Verità e menzogna Tuttavia, se la confessione non esclude reticenze e menzogne, nel romanzo di Svevo, proprio come accade nella psicanalisi vera e propria, vengono spesso smascherate le reali motivazioni di certi atti o atteggiamenti. Si tratta di individuare, sotto l apparenza dei propositi espressi, i motivi reconditi che spingono ad agire. Per esempio, si capisce che Zeno entra in società con il cognato Guido, che detesta, apparentemente per altruismo, ma in cuor suo con la segreta aspettativa di vederlo andare in rovina per godersi lo spettacolo (cosa che poi effettivamente accadrà). Il dottor S. afferma che le memorie autobiografiche di Zeno contengono un miscuglio di «tante verità e bugie , mentre il protagonista riconosce, nell ultimo capitolo, che «una confessione in iscritto è sempre menzognera . La compenetrazione tra vero e falso risulta dunque pienamente funzionale, nella Coscienza, alla strutturazione del racconto: un racconto sfaccettato e disarticolato, che potrà illuminare singoli frammenti di vita, ma non ricomporre in modo organico il quadro tortuoso e imprevedibile dell esistenza. 593

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi