In Italia: le correnti ideologiche nelle pagine delle

Il primo Novecento in sintesi Per il filosofo americano William James, i pensieri umani non hanno una validità assoluta, ma sono funzionali all adattamento della persona all ambiente sociale in cui vive: quindi, è il singolo a giudicare la correttezza di teorie e comportamenti ritenuti utili a migliorare la propria vita. In Europa, il pragmatismo di James fa accogliere atteggiamenti ribellistici come il dannunzianesimo e il superomismo, nella convinzione che il potere vada affidato a una minoranza di uomini superiori. Georges Sorel si ispira all irrazionalismo di Bergson per recuperare l essenza rivoluzionaria del socialismo: egli rifiuta l idea di trasformare le strutture economiche, esaltando invece lo sciopero generale come mezzo per demolire i partiti democratici e le altre istituzioni borghesi. Le influenze dell irrazionalismo antidemocratico Le critiche alla democrazia provengono da posizioni politiche anche differenti, accomunate però da uno stesso disprezzo per il parlamentarismo e alimentate da correnti ideologiche irrazionalistiche. Molte di queste si ispirano a un interpretazione strumentale della filosofia dell americano William James (1842-1910), secondo il quale la verità di un concetto, di una proposizione, di una teoria non è tale in sé, ma in relazione agli effetti che ha sull esperienza del singolo. I pensieri umani, in altre parole, non hanno una validità assoluta, ma sono sempre funzionali all adattamento della persona all ambiente sociale in cui vive, e sono quindi diversi da individuo a individuo. Non è dunque la ragione a giudicare ciò che è utile a migliorare l esistenza, ma la «volontà di credere (titolo di un suo saggio del 1897) del singolo, che giudica vere le teorie e giusti i comportamenti ritenuti utili a migliorare la propria vita. Il pragmatismo, come è definito l approccio filosofico di James, è letto in Europa come un esaltazione della prassi e un apologia dell attivismo: la ricerca del successo dell individuo a prescindere dai valori che egli incarna. Insieme a questo culto dell azione, gli intellettuali di inizio Novecento (italiani in primo luogo) accolgono atteggiamenti ribellistici di diversa provenienza dal dannunzianesimo al superomismo convinti che l omologazione imperante possa essere contrastata grazie all impegno di una minoranza di uomini superiori cui affidare il potere. Il mito della violenza rigeneratrice Non manca di far breccia, in alcuni intellettuali, l idea del ricorso alla violenza come mezzo per raggiungere i propri scopi. In questo senso, ha grande diffusione il pensiero del francese Georges Sorel (1847-1922), che nei primi anni del secolo tenta di recuperare la sostanza rivoluzionaria del socialismo al di fuori della cultura positivistica della socialdemocrazia europea. Influenzato da Bergson, egli respinge le pretese scientifiche dell economia politica marxista e, soprattutto, il determinismo che privilegia la trasformazione delle strutture economiche rispetto all azione rivoluzionaria. Sorel esalta invece il mito rivoluzionario dello sciopero generale, inteso come strumento a disposizione del proletariato per abbattere le istituzioni borghesi, a partire dai parlamenti democratici. Il suo pensiero ispira il sindacalismo rivoluzionario, anche in Italia, ma agisce profondamente in tutte le esperienze sovversive del primo Novecento: non è un caso che Mussolini il quale nasce politicamente e culturalmente negli ambienti del socialismo italiano lo ritenga un suo maestro. In Italia: le correnti ideologiche nelle pagine delle riviste Il groviglio di riferimenti politico-culturali che alimentano le correnti ideologiche antidemocratiche trova espressione in Italia soprattutto all interno di alcune riviste, sorte per lo più a Firenze nei primi anni del secolo. Le più importanti sono il Leonardo (19031907), Il Regno (1903-1906), Hermes (1904-1906), La Voce (1908-1916), animate da intellettuali che si sentono distanti dalla classe a cui appartengono, la borghesia, ma al contempo si battono contro la minaccia rappresentata dal proletariato organizzato. Gli intellettuali vogliono essere guide morali. La loro ideologia si oppone al Positivismo e ha una componente militante e aggressiva, come le avanguardie artistiche, che rinnegano la tradizione. Il partito degli intellettuali intende cambiare la mentalità degli individui. 486 L interventismo della cultura Rivendicando un ruolo di guida morale che la società moderna sembra negare loro (i promotori Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Enrico Corradini, Ardengo Soffici, per citare solo i più importanti), gli intellettuali intendono intervenire attivamente nella vita pubblica, offrendo una riflessione non meramente letteraria, ma proponendo una vera e propria rivoluzione di valori, in netta opposizione al Positivismo. Per rompere i ponti con il passato, avvertono la necessità di attribuire alla loro visione ideologica una componente militante e aggressiva, analogamente a quanto avviene nel mondo dell arte, in Italia e nel resto d Europa, con il fenomeno del-

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi