T5 - Il manifesto del superuomo (Le vergini delle rocce)

Il secondo Ottocento in sintesi Una teoria al servizio della politica Ecco perché, a differenza del superuomo nietzschiano, quello dannunziano si impegna anche nella battaglia politica: è il caso soprattutto di Claudio Cantelmo, il protagonista delle Vergini delle rocce, il quale non si limita al culto del bello e dell arte (come faceva Andrea Sperelli nel Piacere), ma aspira a combattere la corruzione, la volgarità delle masse e la degenerazione del sistema parlamentare. Il superuomo in azione L esempio offerto da Cantelmo viene messo in pratica dallo stesso d Annunzio, secondo il quale la volontà di potenza va estesa alla dimensione politica, in una tensione continua a superare i vincoli imposti dalla moderna società imborghesita. Come dimostrano le sue imprese, il sistema di idee di d Annunzio è al di sopra di schemi, etichette e partiti: più che rispondere a un criterio oggettivo e a una coerente logica progettuale, esso risulta del tutto soggettivo e si risolve ancora una volta in un autocelebrazione. Non a caso il poeta è sempre alla ricerca di un affermazione personale, di un palcoscenico da cui indicare alla collettività, con il piglio del capo carismatico, mete, ambizioni e battaglie. Un tentativo che riesce certamente al d Annunzio intellettuale, non altrettanto a quello politico: l isolamento nella casa-mausoleo-tomba del Vittoriale, esprime, in fondo, proprio il suo fallimento quale uomo d azione, costretto a vivere in solitudine e ad accettare dal regime una venerata ma mesta imbalsamazione . Mentre per Nietzsche la volontà di potenza era accompagnata da una critica della società e delle ideologie del suo tempo, d Annunzio la estende alla dimensione politica, dove arriva ad esprimere pulsioni antidemocratiche. T5 Il manifesto del superuomo Le vergini delle rocce Un individuo superiore in polemica con la Il protagonista del romanzo, Claudio Cantelmo, esprime il proprio disgusto per la decadenza italiana, auspicando che presto un aristocrazia di poeti e uomini superiori sovverta le regole della democrazia e i princìpi della società borghese, instaurando un regno consacrato alla bellezza e all arte. degradazione del presente 5 Chiedevano intanto i poeti, scoraggiati e smarriti, dopo aver esausta la dovizia1 delle rime nell evocare imagini d altri tempi, nel piangere le loro illusioni morte e nel numerare i colori delle foglie caduche; chiedevano, alcuni con ironia, altri pur senza: «Qual può essere oggi il nostro officio?2 Dobbiamo noi esaltare in senarii doppii il suffragio universale? Dobbiamo noi affrettar con l ansia dei decasillabi3 la caduta dei re, l avvento delle repubbliche, l accesso delle plebi al potere? Non è in Roma, come già fu in Atene, un qualche demagogo Cleofonte fabbricante di lire?4 Noi potremmo, per modesta mercede, con i suoi stessi strumenti accordati da lui, persuadere gli increduli che nel gregge è la forza, il diritto, il pensiero, la saggezza, la luce . 1 esausta la dovizia: esaurita la ricchezza. 2 officio: compito. 3 senarii decasillabi: sono i metri usati per lo più dalla poesia risorgimentale e di contenuto civile. Ironicamente, d Annunzio sbeffeggia i poeti che cantano in versi ar- 424 gomenti che egli giudica volgari e prosaici, quali quelli della politica democratica. 4 Cleofonte lire: l ateniese Cleofonte fu un demagogo della seconda metà del V secolo a.C. che venne definito in senso spregiativo produttore di arpe dall ora- tore Andocide. Si chiedono dunque con ironia i poeti se non ci sia a Roma un fabbricante di lire, cioè un poeta o un politico disposto a esaltare il popolo per ottenerne il consenso.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi