Il tesoro della letteratura - volume 3

Giovanni Pascoli Myricae dalla ripresa, nel primo verso del Tuono, di un sintagma* presente nell ultimo verso del Lampo: notte nera. Ma mentre Il lampo, nel rappresentare gli effetti luminosi sul paesaggio di un bagliore che lacera la notte, si conclude veicolando sensazioni di turbamento e di angoscia, Il tuono, dopo aver reso gli effetti sonori, finisce all insegna di un senso di raccoglimento e protezione, grazie all immagine di una madre che culla il suo bambino, un immagine tesa a suggerire l idea di un «nido tranquillo. Temporale: suono, ma soprattutto visione Le scelte stilistiche Dopo il primo verso, che dà il rumore di fondo, la lirica prosegue su impressioni visive, immagini prive di nessi logici e di legami sintattici. C è un solo verbo alla forma finita, Rosseggia (v. 2), eccezione all interno di uno stile nominale. Quest ultimo è costituito da parole-immagine e parole-oggetto, in una successione paratattica* di immediata evidenza, con sintagmi impressionistici tipicamente pascoliani nero di pece (v. 4), stracci di nubi (v. 5) e la finale apposizione analogica per la quale un casolare bianco sul nero sfondo temporalesco viene assimilato a un ala di gabbiano (v. 7), effimera e precaria apparizione (forse simbolo della famiglia? Del candido «nido ?) nella violenza turbinosa del mondo. Il lampo: analogia tra paesaggio e animo umano Nel Lampo troviamo ancora gli strumenti tipici dell impressionismo pascoliano: l ellissi* dei verbi ai vv. 2-3 e la coordinazione per asindeto* ai vv. 5 (apparì sparì) e 7 (s aprì si chiuse), in entrambi i casi senza neanche l impiego della virgola, scelta che trasmette un ulteriore senso di velocità e immediatezza. La peculiarità della poesia sta però soprattutto nel fatto di essere legata alla vita di Pascoli, per quanto non esplicitato. Le analogie* riferite alla terra (ansante, livida, in sussulto, v. 2) e al cielo (ingombro, tragico, disfatto, v. 3) e l ossimoro* tacito tumulto (v. 4) conferiscono un senso di morte e di angoscia. La similitudine* degli ultimi due versi carica ulteriormente il quadro di risvolti inquietanti: la casa che appare grazie al lampo per poi scomparire subito dopo viene paragonata a un occhio che, rapido, si apre e si chiude largo ed esterrefatto, a esprimere il terrore dell uomo di fronte alle tempeste della vita. Di chi è quest occhio? Pascoli non lo rivela nel testo, ma in una prefazione scritta per la terza edizione di Myricae, e poi rimasta inedita, spiega che è quello del padre agonizzante che lancia il suo ultimo sguardo prima di spirare, dopo essere stato colpito dal lampo della fucilata: «I pensieri che tu, o padre mio benedetto, facesti in quel momento, in quel batter d ala [ ]. Quale intensità di passione! Come un lampo in una notte buia buia: dura un attimo e ti rivela tutto un cielo pezzato, lastricato, squarciato, affannato, tragico; una terra irta piena d alberi neri che si inchinano e si svincolano, e case e croci . Il tuono: la prevalenza del piano uditivo Se Il lampo è tutto incentrato sul piano visivo, nel Tuono prevale nettamente il piano uditivo. infatti evidente, in tutta la rappresentazione, l impiego di procedimenti fonosimbolici a rendere il rumore del tuono: in particolare ai vv. 2-3 (a un tratto, col fragor d arduo dirupo / che frana), al v. 4 (rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo) e al v. 5 (rimareggiò rinfranto). Il dinamismo del suono è rappresentato attraverso immagini plastiche, come se si trattasse di descrivere qualcosa di concreto, fisico, materiale: verbi come rimbalzare e rotolare (v. 4) potrebbero essere impiegati, più propriamente che per un rumore, a proposito di una sfera, una pietra o qualcosa di simile, come rimareggiare (v. 5) si riferisce normalmente all acqua del mare. Opzioni lessicali che conferiscono alla rappresentazione uno spessore particolarmente originale. 375

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi