T2 - La mia sera (Canti di Castelvecchio)

Il secondo Ottocento in sintesi Vito Bonito, nella poesia pascoliana troviamo tante voci inarticolate e tanti segni di una regressione all infanzia degli esseri viventi: il vagito del neonato, il belato dell agnello, il pigolio dell uccellino. Si tratta di suoni più che di parole, quasi di voci pre-verbali: tra una ninna nanna e una cantilena funebre, tra un canto che si apre alla vita (i «canti di culla che troviamo nella poesia La mia sera) e uno che prepara la morte, una continua onomatopea (non a caso, la figura retorica più frequente nelle poesie pascoliane) accompagna il viaggio del poeta nei respiri, nei bisbigli, nei lamenti e nelle grida che si percepiscono nel cielo, nelle cose, nella natura prima che svaniscano nel nulla, perduti per sempre. La compensazione del sogno D altronde il ricordo della lontana e intima felicità infantile non consola il poeta: l impossibilità di concretizzarla nel presente, di riproporla cioè nella realtà (come Pascoli ha tentato di fare ricostruendo un secondo «nido con le sorelle), aumenta il rimpianto di non poter più abitare in quel paradiso perduto. «Io voglio che tu mi pettini come una volta , scrive rivolgendosi alla madre; ma il desiderio è destinato a scontrarsi con la vanità di ogni speranza di ricongiungimento. L incontro con il passato non può avvenire su questa terra, ma solo al di là dello spazio e del tem po, nell immaginazione e soprattutto nel sogno, l unica realtà dove il colloquio con le anime e con i morti è ancora possibile. Fonte di malinconia è comunque la consapevolezza che l età serena dell infanzia non ritorna, che anche il nido amorosamente ricostruito con le sorelle dopo la perdita dei più grandi affetti è solo il fantasma di un passato irrecuperabile. T2 La mia sera Canti di Castelvecchio Composta nel 1900 e pubblicata lo stesso anno sulla rivista Il Marzocco , La mia sera è la descrizione della fine di una giornata di pioggia, quando ogni cosa sembra risvegliarsi a nuova vita. E come la sera è attraversata da dolci suoni e voli di rondini, così anche la vecchiaia del poeta sembra consolata dai voli della fantasia e del ricordo, che acuiscono in lui il desiderio di addormentarsi come quando era bambino, di sentire la presenza della madre chinata a dargli il bacio della buonanotte e poi di immergersi nel sonno. Il tumulto del passato e la pace del presente METRO Cinque strofe composte da 7 novenari e 1 senario, che si chiude sempre con la parola sera. Le rime sono alternate secondo lo schema ABABCDCd. 5 Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera! 3 tacite: silenziose. 4 breve: perché senza eco, smorzato. 5 tremule: perché mosse dal vento. 6 trascorre: attraversa, fa vibrare. Il ver- bo è usato transitivamente. 7 scoppi: il rimbombo dei tuoni. 336 Caspar David Friedrich, Campo arato, 1830 ca. Amburgo, Hamburger Kunsthalle.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi