Il tesoro della letteratura - volume 3

Il secondo Ottocento 240 245 250 La morte di Gesualdo e il coro funebre dei servitori 255 260 265 270 275 280 capricci, si voltò dall altra parte, fingendo di non udire. Infine, seccato da quella canzone42 che non finiva più, andò sonnacchioso a vedere che c era. «Mia figlia! , borbottò don Gesualdo con una voce che non sembrava più la sua. «Chiamatemi mia figlia! . «Ah, sissignore. Ora vado a chiamarla , rispose il domestico, e tornò a coricarsi. Ma non lo lasciava dormire quell accidente! Un po erano sibili, e un po faceva peggio di un contrabbasso, nel russare. Appena il domestico chiudeva gli occhi udiva un rumore strano che lo faceva destare di soprassalto, dei guaiti rauchi, come uno che sbuffasse ed ansimasse, una specie di rantolo che dava noia e vi accapponava la pelle. Tanto che infine dovette tornare ad alzarsi, furibondo, masticando43 delle bestemmie e delle parolacce. «Cos è? Gli è venuto l uzzolo44 adesso? Vuol passar mattana!45 Che cerca? . Don Gesualdo non rispondeva; continuava a sbuffare supino. Il servitore tol46 se il paralume, per vederlo in faccia. Allora si fregò bene gli occhi, e la voglia di tornare a dormire gli andò via a un tratto. «Ohi! ohi! Che facciamo adesso? , balbettò grattandosi il capo. Stette un momento a guardarlo così, col lume in mano, pensando se era meglio aspettare un po , o scendere subito a svegliare la padrona e mettere la casa sottosopra. Don Gesualdo intanto andavasi calmando, col respiro più corto, preso da un tremito, facendo solo di tanto in tanto qualche boccaccia, cogli occhi sempre fissi e spalancati. A un tratto s irrigidì e si chetò del tutto. La finestra cominciava a imbiancare.47 Suonavano le prime campane. Nella corte udivasi scalpitare dei cavalli, e picchiare di striglie48 sul selciato. Il domestico andò a vestirsi, e poi tornò a rassettare la camera. Tirò le cortine del letto,49 spalancò le vetrate, e s affacciò a prendere una boccata d aria, fumando. Lo stalliere, che faceva passeggiare un cavallo malato, alzò il capo verso la finestra. «Mattinata, eh, don Leopoldo? . «E nottata pure! , rispose il cameriere sbadigliando. «M è toccato a me questo regalo! . L altro scosse il capo, come a chiedere che c era di nuovo, e don Leopoldo fece segno che il vecchio se n era andato, grazie a Dio. «Ah così alla chetichella? , osservò il portinaio che strascicava la scopa e le ciabatte per l androne. Degli altri domestici s erano affacciati intanto, e vollero andare a vedere. Di lì a un po la camera del morto si riempì di gente in manica di camicia e colla pipa in bocca. La guardarobiera vedendo tutti quegli uomini alla finestra dirimpetto venne anche lei a far capolino nella stanza accanto. «Quanto onore, donna Carmelina! Entrate pure; non vi mangiamo mica E neanche lui non vi mette più le mani addosso di sicuro . «Zitto, scomunicato! No, ho paura, poveretto Ha cessato di penare . «Ed io pure , soggiunse don Leopoldo. Così, nel crocchio, narrava le noie che gli aveva date quel cristiano uno che faceva 42 quella canzone: quei lamenti. L espres- sione esprime il punto di vista del servitore, malevolo e seccato. 43 masticando: pronunciando a denti stretti. 196 44 uzzolo: voglia acuta e improvvisa, ca- priccio. 45 Vuol passar mattana!: vuol fare il matto! 46 tolse: sollevò. 47 La finestra cominciava a imbiancare: sono le prime luci dell alba. 48 striglie: spazzole di ferro per pulire il pelo dei cavalli. 49 le cortine del letto: le tende del letto a baldacchino di Gesualdo.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi