La narrativa italiana del secondo Novecento in sintesi Un opera postmoderna In virtù della sua ambientazione medievale, Il nome della rosa può essere definito un romanzo storico, con atmosfere e toni che si rifanno al romanzo gotico. La vicenda centrale della trama, l indagine condotta da Guglielmo da Baskerville, lo configura però anche come un giallo. Le ampie digressioni sulla cultura filosofica medievale suggeriscono inoltre un ulteriore livello di lettura, che avvicina l opera al romanzo filosofico. Infine, il percorso di crescita intellettuale di Adso e la sua iniziazione alla vita ricordano da vicino i canoni tipici del romanzo di formazione. Questa pluralità di piani compositivi (e dunque di possibilità di lettura) rende Il nome della rosa un opera pienamente postmoderna, che tende a reinterpretare le convenzioni di genere in un ottica di contaminazione fra alto e basso, colto e popolare. Ciò garantisce una diversa fruibilità del testo nelle varie fasce di pubblico: il lettore meno colto tenderà a soffermarsi sulla dimensione narrativa che avvicina l opera al thriller, mentre quello culturalmente più preparato apprezzerà la precisione della ricostruzione storica. Solo i lettori che conoscono in modo più approfondito la cultura medievale, infine, saranno in grado di cogliere i riferimenti ad alcuni fatti e testi che l autore ha dissimulato nel racconto. Il nome della rosa è un romanzo storico, ma è anche un giallo, e anche un romanzo filosofico e un romanzo di formazione. La contaminazione di tanti generi ne fa un opera aperta a svariati percorsi di lettura. ¥ T7 ¥ L arrivo all abbazia Umberto Eco, Il nome della rosa, Primo giorno Il frate francescano Guglielmo da Baskerville si reca presso un abbazia dell Italia del Nord per partecipare a un incontro in cui verranno discusse alcune questioni teologiche. Lo accompagna il giovane novizio benedettino Adso da Melk, che segue Guglielmo per perfezionare la propria istruzione e che, nella finzione narrativa, è la voce narrante dell intera vicenda. Riportiamo qui le pagine che descrivono l arrivo dei due religiosi all abbazia. Un frate detective e il suo giovane aiutante 5 10 15 Mentre i nostri muletti1 arrancavano per l ultimo tornante della montagna, là dove il cammino principale si diramava a trivio,2 generando due sentieri laterali, il mio maestro3 si arrestò per qualche tempo, guardandosi intorno ai lati della strada, e sulla strada, e sopra la strada, dove una serie di pini sempreverdi formava per un breve tratto un tetto naturale, canuto4 di neve. «Abbazia ricca , disse. «All Abate piace apparire bene nelle pubbliche occasioni . Abituato come ero a sentirlo fare le più singolari affermazioni, non lo interrogai. Anche perché, dopo un altro tratto di strada, udimmo dei rumori, e a una svolta apparve un agitato manipolo di monaci e di famigli.5 Uno di essi, come ci vide, ci venne incontro con molta urbanità:6 «Benvenuto signore , disse, «e non vi stupite se immagino chi siete, perche siamo stati avvertiti della vostra visita. Io sono Remigio da Varagine, il cellario7 del monastero. E se voi siete, come credo, frate Guglielmo da Bascavilla,8 l Abate dovrà esserne avvisato. Tu , ordinò rivolto a uno del seguito, «risali ad avvertire che il nostro visitatore sta per entrare nella cinta! .9 «Vi ringrazio, signor cellario , rispose cordialmente il mio maestro, «e tanto più apprezzo la vostra cortesia in quanto per salutarmi avete interrotto l inse- 1 muletti: piccoli muli. 2 trivio: incrocio fra tre strade. 3 il mio maestro: Guglielmo da Baskerville. 4 canuto: bianco. 5 famigli: servitori. 6 urbanità: educazione, cortesia. 7 cellario: il monaco economo. 8 Bascavilla: italianizzazione di Baskerville. 9 cinta: le mura che circondano l edificio del monastero. 1141
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi