Il tesoro della letteratura - volume 3

Dal secondo Novecento agli anni Duemila 75 80 85 90 95 100 105 110 Il dolore imperfetto10 non sembrava difficile procurarselo poiché bastava sentire non «dolore nel senso ordinario della parola, ma «dispiacere di aver offeso Dio per timore dei suoi castighi, ad esempio le pene dell inferno . Beh, ci andrei all inferno con questi peccati? La risposta non era dubbia. E mi dispiacerebbe andare all inferno? Ovviamente sì. Dunque avevo il dolore imperfetto, e poiché questo è sufficiente per la confessione, la cosa sarebbe potuta finir lì. Ma per mia sfortuna il ragionamento convalidato più volte da cauti appelli all autorità non mi convinceva pienamente. Cavarsela così mi pareva troppo facile: e a chi non dispiacerebbe di andare all inferno? Perché sarebbe specificata la necessità del dolore imperfetto se esso consistesse davvero in una cosa sottintesa? La soluzione più radicale sarebbe stata quella di procurarsi l altro dolore, che si chiama perfetto, proprio perché offre garanzie assolute; ma era impresa troppo ardua e incerta. Così ero arrivato a un compromesso: mi sarei accontentato del dolore imperfetto ma intendendolo non già come un privilegio implicito, bensì come un sentimento da provare in effetti. Si trattava di rappresentarsi le conseguenze del peccato il più vivamente possibile, ossia come se fossero già diventate reali; di mettermi nei panni di quel mio sosia scalognato, partito senza assoluzione. Lo sapevo bene come sarebbero andate le cose in quel primo quarto d ora: mi sarei trovato, scalzo, in camicia da notte, in un luogo illuminato da sgradevoli riflessi, in attesa. Come mi sarei sentito allora, eh? Con lunga concentrazione in ginocchio sui banchi, con lunga deposizione del viso nelle palme delle mani, facevo pazientemente la posta al mio volatile dolore imperfetto. Mi distraevano le campane, gli armeggi del sagrestano, i bisbigli degli altri già pronti: «Andiamo, dài, se no diventi santo . Ma perseveravo: e quando il Dolore batteva brevemente le ali tra la geometria rossastra che le mani mi stampavano sulle palpebre, il cuore mi dava un balzo come a un cacciatore, e lo pigliavo. Ora potevo consegnare a me stesso quasi un attestato di provato dolore. Consentirsi di dubitare oltre sarebbe stato abbandonarsi agli scrupoli. [ ] Chissà se ebbe il dolore perfetto Ampelio, quella volta che si confessò da don Emanuele? Si poteva confessarsi per conto proprio, come gli adulti, al di qua dell altar maggiore, nei confessionali riservati ai vari preti, don Tarcisio, Baéti ossia don Antonio, l Arciprete, Battilana; era preferibile anzi sentirsi protetti dalla grata, benché ci riconoscessero subito alla voce. Ma a noi bambini capitava spesso di doverci confessare in Coro, e a gruppi. «Ehi, vi siete già confessati voialtri? Avanti allora . Si andava a mettersi in ginocchio tutti in fila su un banco dietro l altare. A pochi metri di distanza il prete seduto davanti a un inginocchiatoio ascoltava un penitentino alla volta. Era sotto Ampelio, in chiesa c era silenzio. A un tratto si sentì rimbombare la voce di don Emanuele colto di sorpresa: «Eh, no! Mas cio! . Le orecchie di Ampelio fiammeggiavano. 10 dolore imperfetto: secondo il catechi- smo, è il dispiacere per i peccati commessi dettato dal timore delle pene infernali. 1132

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi