T5 - Atinpùri (Libera nos a malo)

Dal secondo Novecento agli anni Duemila Le opere impegnate Vanno ricordate, poi, alcune opere di argomento civile, tra le quali il già citato romanzo I piccoli maestri (1964), Fiori italiani (1976), che tratta dell educazione ufficiale (che per l autore equivale a una diseducazione ) di un giovane durante il regime fascista, e Bau-sète! (1988), una penetrante rievocazione del dopoguerra. ¥ T5 ¥ Atinpùri Luigi Meneghello, Libera nos a malo, cap. 20 Il titolo del libro d esordio di Meneghello, Libera nos a malo, è un versetto latino della preghiera del Padre nostro che significa liberaci dal male , ma allude anche al nome del paese natale dello scrittore, come se egli volesse dire anche liberaci da Malo . La religione cattolica, le sue prescrizioni morali e i suoi riti giocano un ruolo importante nella comunità paesana rievocata da Meneghello, come si comprende fin dalle pagine iniziali del romanzo. Il dramma della confessione 5 10 15 20 25 Qui in paese quando ero bambino c era un Dio che abitava in chiesa, negli spazi immensi sopra l altar maggiore dove si vedeva infatti sospeso in alto un suo fiero ritratto tra i raggi di legno dorato. Era vecchio ma molto in gamba (certo meno vecchio di San Giuseppe) e severissimo; era incredibilmente perspicace e per questo lo chiamavano onnisciente, e infatti sapeva tutto e, peggio, vedeva tutto. Era anche onnipotente, ma non in modo assoluto: se no sarebbe andato in giro con un paio di forbici a tagliare il ciccio1 a tutti i bambini che facevano le brutte cose. I piccoli adopratori2 del ciccio erano suoi mortali nemici, e potendo li avrebbe puniti senz altro così, ma grazie a Dio non poteva. [ ] Atinpùri!3 Per la prima comunione che si faceva in chiesa a sette anni, ci vestivano da marinaretti; e le bambine in bianco. Quando venne il mio turno e dovetti andarmi a confessare per la prima volta, mi era ben chiaro che dovevo confessarmi anche delle brutte cose,4 anni e anni, una vita intera di brutte cose: ma come, con che parole? Me lo insegnò la Norma. Lei aveva fatto la comunione qualche anno prima, e per un po aveva poi scansato i giochi proibiti, a cui tornò in seguito solo di rado e riluttando. Un giorno che facevo pissìn5 sul muretto del letamaio, passò la Norma che andava in orto col cestino di fil di ferro a raccogliere insalata. Io mi voltai verso di lei, e cominciai a invitarla festevolmente agitando quel che tenevo nella manina. Ma la Norma s indignò. «Va via, mas cio! ,6 mi disse. «Pensa che presto fai la comunione! . Più tardi ci trovammo in cortile (scendeva la sera) e passeggiando su e giù la Norma mi confidò la formula con cui ci si confessa. La imparai bene a memoria e a suo tempo la ripetei al prete: «Atinpùri . Agli adulti e ai preti il gioco creduto segreto era notissimo; ma lo chiamavano così. Ogni confessore aveva il suo stile e le sue preferenze; così si cercava di sceglie- 1 il ciccio: nel linguaggio infantile e dia- lettale l organo genitale maschile. 2 adopratori: utilizzatori. 3 Atinpùri: storpiatura dialettale di atti 1130 impuri , oggetto del sesto comandamento («Non commettere atti impuri ). 4 brutte cose: così venivano allusivamente indicati i peccati di natura sessuale. 5 pissìn: termine dialettale per pipì . 6 mas cio: pronuncia dialettale di ma- schio ; la parola è proferita da Norma come se fosse un insulto.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi