Il tesoro della letteratura - volume 3

Dal secondo Novecento agli anni Duemila 105 110 115 120 125 130 135 140 145 Ida affannava,18 lacera, con le gambe graffiate, e imbrattata fin sulla faccia di un nerume unticcio, nel quale si distinguevano le ditate minuscole lasciatele da Useppe nell appendersi al suo collo. Appena la vide accomodata alla meglio sulla panca, la donna le domandò sollecita: «Siete di queste parti? E all annuire silenzioso di Ida, le fece sapere: «Io no; vengo da Mandela .19 Si trovava qui a Roma di passaggio, come ogni lunedì, per vendere i suoi prodotti: «Sono una rurale , precisò. Qui all osteria doveva aspettare un suo nipote, il quale, come ogni lunedì, l aveva accompagnata per aiutarla e al momento dell attacco aereo si trovava in giro per la città, chi sa dove. Correva voce che per questo bombardamento ci s erano impiegati diecimila apparecchi,20 e che l intera città di Roma era distrutta:21 anche il Vaticano, anche Palazzo Reale, anche Piazza Vittorio e Campo dei Fiori. Tutto a fuoco. «Chi sa dove si trova a quest ora mio nipote? chi sa se ancora funziona il treno per Mandela? . Era una donna sui settant anni, ma ancora in salute, alta e grossa, con la carnagione rosata e due buccole22 nere agli orecchi. Teneva sui ginocchi una canestra vuota con dentro un cércine23 sciolto; e pareva disposta ad aspettare il nipote, là seduta con la canestra, magari per altri trecento anni, come il bramano24 della leggenda indù. Vedendo la disperazione di Useppe che ancora andava chiamando il suo Bi con voce sempre più smorzata e fioca, tentò di divertirlo facendogli dondolare innanzi una crocetta di madreperla che portava al collo, appesa a un cordoncino: «Bi bi bi pupé!25 Che dici, eh, che dici? . Ida le spiegò a bassa voce in un balbettio che Blitz era il nome del cane, rimasto fra le macerie della loro casa. «Ah, cristiani e bestie, crepare è tutta una sorte , osservò l altra, muovendo appena la testa con placida rassegnazione. Poi rivolta a Useppe, piena di gravità matriarcale e senza smorfie, lo confortò col discorso seguente: «Non piangere pupé, che il cane tuo s è messo le ali, è diventato una palombel26 la, e è volato in cielo . Nel dirgli questo, essa mimò, con le due palme alzate, il bàttito di due ali. Useppe, che credeva a tutto, sospese il pianto, per seguire con interesse il piccolo movimento di quelle mani, che frattanto erano ridiscese sulla canestra, e là stavano, in riposo, con le loro cento rughe annerite dal terriccio. «L ali? pecché l ali? . «Perché è diventato una palombella bianca . «Palommella bianca , assentì Useppe, esaminando attentamente la donna con gli occhi lagrimosi27 che già principavano a sorridere, «e che fa, là, mò? . «Vola, con tante altre palombelle . «Quante? . «Tante! tante! . «Quante?? . «Trecentomila . «Tentomila sono tante? . 18 affannava: respirava affannosamente. 19 Mandela: località fuori Roma. 20 apparecchi: velivoli. 21 l intera città di Roma era distrutta: voci popolari incontrollate paventano una 1126 devastazione ancora più grave. 22 buccole: orecchini. 23 cèrcine: panno utilizzato per portare cesti sulla testa. 24 bramano: bramino, sacerdote indù. 25 pupé: pupetto (cioè bambino ), con l apocope tipica del dialetto romanesco. 26 palombella: colomba. 27 lagrimosi: pieni di lacrime.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi