Il tesoro della letteratura - volume 3

La narrativa italiana del secondo Novecento Dentro il TESTO Una descrizione classica I contenuti tematici Il Pasticciaccio si apre in modo piuttosto tradizionale, descrivendo il protagonista innanzitutto dal punto di vista esteriore, un po come accade nei romanzi dell Ottocento. Veniamo a conoscenza del suo lavoro, del suo aspetto fisico, del modo in cui si presenta (l aria assonnata, l andatura stanca), della condizione economica (vestito in maniera dignitosa ma poveramente, abita a pensione e dunque non ha una casa sua), del suo luogo d origine, dell età. Lo osserviamo poi da un punto di vista particolare, quello della padrona di casa, che ne esalta il ruolo (lo statale distintissimo, rr. 16-17) e la solerzia sul lavoro (spesso torna a casa tardi). La filosofia del commissario e dell ingegnere Dal secondo capoverso, lo sguardo si sposta dall esterno all interno, e apprendiamo qualcosa di più sul modo di pensare di Ingravallo. In particolare, viene spiegato in queste prime pagine un concetto cardine della sua visione del mondo: alla base del suo pensiero (e, di conseguenza, della sua metodologia operativa) sta la convinzione che i fatti non sono mai la conseguenza di una sola causa, ma sono il risultato di più cause, che rendono ogni evento un garbuglio (r. 42) intricato. La teoria del commissario corrisponde alla filosofia dell autore, secondo il quale la realtà è un insieme caotico o una trama indissolubile di fili: le causali convergenti (r. 41) di Ingravallo, destinate a sfociare negli imprevedibili accidenti dell esistenza, simboleggiano il pasticciaccio di un assurdo mondo moderno, in cui l impresa di giungere a forme stabili di conoscenza risulta impossibile. Uno sguardo corale Nell ultimo capoverso si passa alla percezione che del commissario hanno gli altri, il coro di colleghi, preti e uscieri che tutti insieme lo considerano astratto, inconcludente, privo del necessario pragmatismo: quanto dice don Ciccio è frutto di strambe filosoficherie (r. 72), che poco hanno a che fare con la pratica dei commissariati (rr. 72-73), la quale esigerebbe sicurezza e determinazione, mentre lui dà l idea di essere irresoluto e sbadato (ha un aria un po assonnata, r. 6; un fare un po tonto, r. 7; un quasi-ghigno, tra amaro e scettico, r. 49). Questo coro rappresenta il senso comune, che non sa o non vuole andare oltre l apparenza delle cose, che si ferma alle grandezze visibili: si può cogliere in esso quei tratti di faciloneria e pressapochismo che Gadda rinfacciava agli esponenti del fascismo. Il riferimento alla sconquassata baracca dei taliani (r. 75), in opposizione alla declamata moderazione civile (rr. 75-76) e al polso fermo (r. 76), lascia già trapelare l insofferenza di Ingravallo (e di Gadda) verso il regime, un insofferenza che nelle pagine successive si trasformerà in rabbiosa violenza. La voce narrante polifonica Le scelte stilistiche L impressione suggerita dalle prime righe del brano che la descrizione sia affidata dall autore a una voce onnisciente, sia pure lievemente ironica, secondo una modalità tipicamente manzoniana, è destinata presto a cadere. La frequenza dei sintagmi dubitativi testimonia il venir meno di ogni sua certezza e l affacciarsi di ipotesi e opinioni ambigue: non si sa perché (r. 2), o forse un po tozzo (r. 4), una o due macchioline d olio (r. 9). Chi narra, insomma, non solo testimonia l incrinarsi di ogni visione oggettiva della realtà, ma anche mostra di conoscere in modo parziale il protagonista, oscillando tra la bonaria canzonatura (come appare nelle righe iniziali del brano), la descrizione pittoresca (per esempio, i capelli vengono paragonati a una giungla, a una parrucca e a una pelliccia di Astrakan, 1119

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi