Il tesoro della letteratura - volume 3

Neorealismo e dintorni 45 50 55 60 Così per noi anche l ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore,16 per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura17 che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell offesa18 sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo,19 nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell offesa, che dilaga come un contagio. stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia. Queste cose, allora mal distinte, e avvertite dai più solo come una improvvisa ondata di fatica mortale, accompagnarono per noi la gioia della liberazione. Perciò pochi fra noi corsero incontro ai salvatori, pochi caddero in preghiera. Charles ed io sostammo in piedi presso la buca ricolma di membra livide,20 mentre altri abbattevano il reticolato; poi rientrammo con la barella vuota, a portare la notizia ai compagni. 16 pudore: nel senso di vergogna . 17 bruttura: sudiciume, in senso morale. 18 offesa: quella subita dai deportati. 19 mio popolo: quello ebraico, a cui Le- vi apparteneva. 20 membra livide: quelle dei cadaveri get- tati alla rinfusa nella fossa. Dentro il TESTO Libertà senza gioia Una sofferenza incancellabile I contenuti tematici La liberazione del campo da parte delle truppe sovietiche avviene in un atmosfera lugubre, sinistra. Sotto un cielo cupo e desolato, il narratore e un altro deportato, usciti dalle baracche per portare alla fossa comune un loro compagno morto, scorgono una pattuglia russa che avanza circospetta lungo la strada che costeggia la recinzione del campo. Sono quattro giovani soldati a cavallo dai visi rozzi e puerili (r. 33), sono i liberatori, i messaggeri della fine dell incubo, eppure non un sorriso li accoglie, non un grido di gioia, non un applauso: i superstiti di Auschwitz non sono più in grado di sorridere, neppure a chi viene a ridare loro la dignità di persone (Così per noi anche l ora della libertà suonò grave e chiusa, r. 42). I prigionieri si fermano a contemplare i soldati come inebetiti e, al di là dei reticolati, gli stessi russi rimangono esitanti e indecisi, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi (rr. 24-26). l imbarazzo, la pietà (r. 34), il ritegno (r. 35) di chi constata che il male si è introdotto irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono (rr. 39-40) e che si trova a testimoniare una tragedia ai limiti dell umano. la vergogna di appartenere a un umanità che ha potuto macchiarsi di crimini così atroci senza riuscire a impedirli, l oscuro senso di colpa di chi ha avuto in sorte di sopravvivere, non per i propri meriti ma apparentemente per caso, a tanti altri che sono caduti (quelli che Levi chiama i sommersi, r. 52). Più tardi, diffusasi la notizia dell arrivo dei russi, qualcuno muove incontro ai liberatori, qualcun altro cade in preghiera; comincia a farsi strada la certezza di una liberazione a cui ormai non si credeva più. Ma tali sentimenti positivi restano inevitabilmente 1079

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi