D1 - La responsabilità della cultura

Il secondo Novecento e gli anni Duemila in sintesi Nel 1956, la rivelazione dei crimini di Stalin e la repressione della rivolta ungherese scuotono la cultura marxista occidentale, che scopre il vero volto del regime sovietico. Centouno intellettuali italiani iscritti al Pci chiedono ai dirigenti del partito di condannare l operato dell Unione Sovietica, ma invano; a quel punto, molti di loro (come Italo Calvino, Alberto Moravia, Elio Vittorini, Franco Fortini) abbandonano il partito. DOCUMENTO 1 all opposizione, prendono posizioni ambigue, a causa della dipendenza dal Pci da Mosca, e vivono una stagione di divisioni e scissioni. Perfino la lettura epica della Resistenza, non di rado venata di accenti retorici, conosce una prima revisione demitizzante, che la riconduce alle dimensioni di un esperienza nobile e decisiva per le sorti del paese, ma senza gli accenti celebrativi con cui era stata dipinta inizialmente. La destalinizzazione e il trauma ungherese Le esperienze che portano a una crisi profonda di una certa concezione dell impegno letterario al servizio di un disegno ideologico si consumano nel 1956. La rivelazione dei crimini di Stalin e la repressione della rivolta ungherese hanno un contraccolpo enorme tra gli intellettuali comunisti occidentali, posti di fronte all evidenza del lato più sanguinario Carri armati sovietici a Budapest nel 1956. e liberticida del regime sovietico. L indignazione travolge la cultura marxista in tutta Europa. In Italia, centouno intellettuali iscritti al Pci sottoscrivono un manifesto in cui chiedono al gruppo dirigente del partito di sconfessare apertamente l operato dell Unione Sovietica, ma ciò non accade; molti di loro (tra cui Italo Calvino, Alberto Moravia, Elio Vittorini, Franco Fortini) optano quindi per un distacco lacerante dal partito. Comincia una stagione di apertura, anche nell ambito della riflessione marxista, a nuovi indirizzi e fermenti della cultura internazionale. La responsabilit della cultura Giaime Pintor L autore Giaime Pintor nasce a Roma nel 1919. Studia letteratura tedesca e traduce, tra gli altri, Rilke e von Kleist. Durante la guerra matura idee antifasciste e, nel settembre 1943, partecipa alla difesa di Roma a Porta San Paolo. Raggiunto il Sud, lavora con altri giovani alla formazione di un corpo di Volontari della libertà. Fallita quest impresa, tenta nello stesso anno di riattraversare le linee per recarsi nel Lazio a organizzare la Resistenza dei gruppi partigiani, ma cade ucciso da una mina presso Castelnuovo al Volturno, in Molise. Il passo che presentiamo è tratto da una lettera-testamento che Pintor scrive al fratello Luigi prima di partire per una guerra da cui non tornerà. Essa costituisce un appello al dovere dell impegno politico, cui l intellettuale, in quanto uomo e cittadino, non deve sottrarsi, anche a costo di sacrificare la vita. un brano di grande rigore morale, che costituisce una sorta di manifesto per gli intellettuali italiani impegnati nelle battaglie civili. Una società moderna si basa su una grande varietà di specificazioni, ma può sussistere soltanto se conserva la possibilità di abolirle a un certo momento per sacrificare tutto a un unica esigenza rivoluzionaria. questo il senso morale, non 1010

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi