Il tesoro della letteratura - volume 2

Giacomo Leopardi Canti panorama astrale non evoca più, come nell Infinito ( T12, p. 951), l immensità in cui l individuo può perdersi con l immaginazione, ma diventa la metafora dell irrilevanza dell uomo, ridotto nel sistema universale a uno stato di assoluta e ininfluente marginalità. Per questo, a metà tra la derisione e la pena (Non so se il riso o la pietà prevale, v. 201), Leopardi attacca la cultura del proprio secolo, il quale ha riportato in auge miti e credenze religiose che la ragione illuministica sembrava aver sconfitto per sempre, perpetuando un ingannevole immagine antropocentrica del mondo. Quinta strofa: la capacità distruttrice della natura Il motivo dell insignificanza dell uomo viene ripreso anche in questa strofa, mediante una lunga similitudine*, che la occupa quasi per intero e che costituisce una sorta di apologo: come un frutto maturo cadendo da un albero annienta (schiaccia, diserta e copre, v. 211) un intera colonia di formiche, così l eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. ha distrutto (confuse e infranse e ricoperse, vv. 224-225) le città limitrofe, facendo perire tragicamente tutti i loro abitanti. Ciò mostra come la natura sia indifferente allo stesso modo agli uomini e alle formiche; essa non si interessa né agli uni né alle altre, e dunque l uomo non ha alcun privilegio particolare rispetto agli altri esseri viventi, dei quali condivide la sorte, ugualmente inserita nell eterno ciclo di nascita, trasformazione e morte. Sesta strofa: l indifferenza della natura Il personaggio, evocato a questo punto, di un contadino che scruta preoccupato i segni del Vesuvio, sembra prelevato a prima vista da una scena idillica (in questa direzione vanno, oltre che l immagine del villanello, v. 240, anche quelle dell ostel villereccio, v. 250, e del picciol campo, v. 264): in realtà la sua innocenza sottolinea per contrasto l onnipotenza devastatrice della natura, che lo costringe a lasciare ogni avere pur di mettersi in salvo con la famiglia. Il destino che incombe su di lui è lo stesso che ha travolto l antica Pompei, ora tornata alla luce grazie agli scavi archeologici e descritta con un gusto delle rovine e del macabro cimiteriale, influenzato dalla letteratura preromantica. Qui però all intento puramente estetico si sostituisce quello ideologico: alla civiltà umana si contrappone la natura, insensibile all uomo e alle sue realizzazioni. Essa si perpetua attraverso un tempo lunghissimo, incurante delle generazioni e delle epoche storiche. Settima strofa: il coraggio della ginestra e la dignità dell uomo Infine il discorso torna al punto di partenza: il poeta si rivolge infatti nuovamente alla ginestra, meditando sulla sua situazione. Anch essa, prima o poi, dovrà soccombere ancora una volta al furore distruttivo del vulcano, ma si piegherà sotto la lava senza protestare. Leopardi ammira nella ginestra la dote dell umiltà: non come accade con l uomo la sottomissione codarda e magari anche un po ipocrita alla divinità (il tuo capo [ ] / [ ] non piegato [ ] / codardamente supplicando innanzi / al futuro oppressor, vv. 306-309) e neppure, al contrario, la sciocca esaltazione di sé (eretto / con forsennato orgoglio inver le stelle, vv. 309-310) nel credersi appartenente a una specie superiore alle altre. Il messaggio di Leopardi è chiaro: la constatazione del dolore e dell infelicità che avvolgono la vita umana non deve condurre né alla falsa opinione di un impossibile immortalità né a una resa rinunciataria, ma a un accettazione dignitosa del destino. Le variazioni di ritmo Le scelte stilistiche Il testo è abilmente costruito sull alternanza tra fasi descrittive, squarci paesaggistici e momenti riflessivi. E a seconda delle situazioni, il poeta varia il ritmo del989

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento