Il tesoro della letteratura - volume 2

Giacomo Leopardi Canti Il pastore invidia la condizione del gregge 105 110 115 120 125 130 La vita come male 135 O greggia mia che posi, oh te beata, che la miseria tua, credo, non sai! Quanta invidia ti porto! Non sol perché d affanno quasi libera vai; ch ogni stento, ogni danno, ogni estremo timor subito scordi; ma più perché giammai tedio non provi. Quando tu siedi all ombra, sovra l erbe, tu se queta e contenta; e gran parte dell anno senza noia consumi in quello stato. Ed io pur seggo sovra l erbe, all ombra, e un fastidio m ingombra la mente, ed uno spron quasi mi punge sì che, sedendo, più che mai son lunge da trovar pace o loco. E pur nulla non bramo, e non ho fino a qui cagion di pianto. Quel che tu goda o quanto, non so già dir; ma fortunata sei. Ed io godo ancor poco, o greggia mia, né di ciò sol mi lagno. Se tu parlar sapessi, io chiederei: dimmi: perché giacendo a bell agio, ozioso, s appaga ogni animale; me, s io giaccio in riposo, il tedio assale? Forse s avess io l ale da volar su le nubi, e noverar le stelle ad una ad una, o come il tuono errar di giogo in giogo, più felice sarei, dolce mia greggia, più felice sarei, candida luna. 105-106 posi non sai!: riposi. Felice te, poiché (essendo priva di ragione) non sei consapevole (non sai), credo, della tua sventurata vita (miseria). 110-111 ch ogni scordi: poiché (non avendo la facoltà di ricordare) dimentichi subito ogni sofferenza (stento), ogni dolore (danno) e ogni paura (timor), anche la più grande (estremo). 112 tedio: noia. 113 siedi: ti riposi. 114 contenta: appagata. 116 noia: qui nel senso di tormento, dolore, fastidio. 117 io pur: anch io (come il gregge). 118 e m ingombra: eppure un inquietu- dine mi opprime. 119 uno spron quasi mi punge: un pungolo, per così dire (quasi), mi tormenta. 120 sedendo: pur sedendo, pur volendo riposare. lunge: lontano. 121 loco: tranquillità. 123 non ho pianto: fino a questo punto della mia vita non ho avuto motivi di dolore e di lamentela. 124-125 Quel sei: non saprei dire in verità (già) di quale specie o in che misura sia il tuo godimento; ma certo è che sei fortunata (perché non conosci il tedio, vv. 108-112). 126 Ed io poco: e anche (ancor) io, come te, provo pochi piaceri. 127 né lagno: ma non mi lamento soltanto di questo (cioè di avere pochi piaceri); infatti il pastore si lamenta soprattutto del tedio che lo tormenta (v. 132). 130 a bell agio: a proprio piacimento. 131 s appaga: è soddisfatto. 135 noverar: contare. 136 di giogo in giogo: da una cima all altra dei monti. 967

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento