Il tesoro della letteratura - volume 2

Il primo Ottocento 75 80 85 90 95 100 Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore rida la primavera, a chi giovi l ardore, e che procacci il verno co suoi ghiacci. Mille cose sai tu, mille discopri, che son celate al semplice pastore. Spesso quand io ti miro star così muta in sul deserto piano, che, in suo giro lontano, al ciel confina; ovver con la mia greggia seguirmi viaggiando a mano a mano; e quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: a che tante facelle? Che fa l aria infinita, e quel profondo infinito seren? che vuol dir questa solitudine immensa? ed io che sono? Così meco ragiono: e della stanza smisurata e superba, e dell innumerabile famiglia; poi di tanto adoprar, di tanti moti d ogni celeste, ogni terrena cosa, girando senza posa, per tornar sempre là donde son mosse; uso alcuno, alcun frutto indovinar non so. Ma tu per certo, giovinetta immortal, conosci il tutto. Questo io conosco e sento, che degli eterni giri, che dell esser mio frale, qualche bene o contento avrà fors altri; a me la vita è male. 74 rida: sorrida. 75-76 a chi verno: a chi sia utile il cal- do dell estate e quale beneficio procuri l inverno. 77 discopri: vedi (con il tuo sguardo) e dunque comprendi. 80 piano: pianura. 81 in suo giro confina: all estremo orizzonte (in suo giro lontano) confina con il cielo. 82-83 ovver mano: oppure (quando ti vedo) seguire me e il mio gregge, spostandoti progressivamente (cioè passo passo con noi). 86 a che facelle: a quale scopo esistono tutte queste piccole luci? 87-88 Che fa l aria infinita infinito seren?: qual è lo scopo dello spazio (aria) 966 infinito e dell infinita profondità del cielo (seren)? 88-89 che immensa?: che cosa significa il vuoto senza fine (solitudine immensa) dell universo? 90 meco: tra me e me, nel mio intimo. 90-98 e della stanza indovinar non so: e non so immaginare (indovinar) alcuna utilità (uso) e alcuno scopo (frutto) del mondo (stanza) così superbamente smisurato, degli innumerevoli esseri viventi (innumerabile famiglia) che lo abitano, e anche (poi) di tanto affaticarsi (adoprar), di tanti movimenti (moti) dei corpi celesti e delle cose terrene, che girano senza mai fermarsi (senza posa), per poi tornare sempre al punto di partenza (là donde son mosse). 99 giovinetta immortal: essendo immuta- bile, la luna è eternamente giovane. Continua la personificazione della luna, che qui incarna due qualità ossimoriche, la giovinezza e la durabilità del suo stato. 100 Questo: questo soltanto (è prolettico di quanto dice subito dopo). 101 eterni giri: le orbite dei corpi celesti che si muovono sempre allo stesso modo. Si tratta di un calco dantesco («dietro le note degli etterni giri , Purgatorio, 30, v. 93). 102 esser mio frale: la mia (e degli uomini tutti) fragile esistenza. 103 bene o contento: vantaggio o piacere. 104 a me male: per me la vita è dolore, sofferenza, infelicità.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento