Il tesoro della letteratura - volume 2

Il primo Ottocento 75 80 85 90 95 100 vulsiva del pollice, il cane17 della pistola; quando gli balenò in mente un altro pensiero. «Se quell altra vita di cui m hanno parlato quand ero ragazzo, di cui parlano sempre, come se fosse cosa sicura; se quella vita non c è, se è un invenzione de preti; che fo io?18 Perché morire? Cos importa quello che ho fatto? Cos importa? una pazzia la mia E se c è quest altra vita ! . A un tal dubbio, a un tal rischio, gli venne addosso una disperazione più nera, più grave, dalla quale non si poteva fuggire, neppur con la morte. Lasciò cader l arme, e stava con le mani ne capelli, battendo i denti, tremando. Tutt a un tratto, gli tornarono in mente parole che aveva sentite e risentite, poche ore prima: «Dio perdona tante cose, per un opera di misericordia! . E non gli tornavan già con quell accento d umile preghiera, con cui erano state proferite; ma con un suono pieno d autorità, e che insieme induceva una lontana speranza. Fu quello un momento di sollievo: levò le mani dalle tempie, e, in un attitudine più composta, fissò gli occhi della mente19 in colei da cui aveva sentite quelle parole; e la vedeva, non come la sua prigioniera, non come una supplichevole, ma in atto di chi dispensa grazie e consolazioni. Aspettava ansiosamente il giorno, per correre a liberarla, a sentire dalla bocca di lei altre parole di refrigerio e di vita; s immaginava di condurla lui stesso alla madre. «E poi? Che farò domani, il resto della giornata? Che farò doman l altro? Che farò dopo doman l altro? E la notte? La notte, che tornerà tra dodici ore! Oh la notte! No, no, la notte! . E ricaduto nel voto20 penoso dell avvenire, cercava indarno21 un impiego del tempo, una maniera di passare i giorni, le notti. Ora si proponeva d abbandonare il castello, e d andarsene in paesi lontani, dove nessun lo conoscesse, neppur di nome; ma sentiva che lui, lui sarebbe sempre con sé: ora gli rinasceva una fosca speranza di ripigliar l animo antico, le antiche voglie; e che quello fosse come un delirio passeggiero; ora temeva il giorno, che doveva farlo vedere a suoi22 così miserabilmente mutato; ora lo sospirava,23 come se dovesse portar la luce anche ne suoi pensieri. 17 il cane: è la parte battente che provo- ca la scintilla e l esplosione della polvere, azionata dal pollice della mano. 18 fo: faccio (toscanismo). 19 gli occhi della mente: il pensiero. 20 voto: vuoto. 21 indarno: invano. 22 a suoi: alle persone che gli stanno intorno, abituate alla sua temibile personalità. 23 lo sospirava: lo attendeva con impazienza. Dentro il TESTO Due anime in pena 852 I contenuti tematici Nelle pagine precedenti a quelle riportate si è consumato un momento cruciale della vicenda: il drammatico faccia a faccia tra Lucia, prigioniera dell Innominato, e il suo rapitore. una situazione tipica nei romanzi settecenteschi, destinata quasi sempre a evolvere verso terribili scoppi di violenza o momenti di commozione patetica. Manzoni sceglie una strada diversa, al termine della quale la donna oppressa trionfa sull oppressore, con la sola forza delle parole. Del resto, nella circostanza si instaurano numerose analogie fra i due personaggi: entrambi sono sconvolti dalla sofferenza, che li divora al punto che restano digiuni e passano lunghe ore di tormento, l una nella cella, l altro nella propria stanza. Il parallelismo è sottolineato dal narratore, che osserva come nel momento in cui Lucia, pronunciato il voto di castità, scivola in un «sonno perfetto e continuo , fiduciosa nell aiuto di Dio l Innominato senta un allegro scampanare, che annunzia la

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento