T7 - La Relazione al ministro Broglio

Alessandro Manzoni in sintesi Le riflessioni teoriche sulla lingua D altra parte, alla produzione creativa Manzoni accompagna intense riflessioni teoriche, che avrebbero dovuto convergere nel trattato Della lingua italiana, al quale lavora per decenni, scrivendone cinque redazioni senza mai giungere a un esito ritenuto soddisfacente. Nelle carte di questo «eterno lavoro , pubblicate solo nel XX secolo, lo scrittore articola le sue idee in materia di lingua, ragionando sul concetto di uso e confutando le posizioni espresse in merito da puristi e Classicisti. Nelle pagine di Sentir messa, egli insiste sui vantaggi del toscano, unico idioma utilizzato dagli italiani di varia provenienza per comunicare tra loro. La tesi fiorentinista viene pubblicamente espressa e difesa dallo scrittore in interventi più estemporanei, a cominciare dalla Lettera sulla lingua italiana a Giacinto Carena, pubblicata nel 1850, in cui auspica la redazione di un vocabolario dell uso vivo e caldeggia l individuazione di una capitale linguistica da assumere a modello. Come il latino fu la lingua di Roma e il francese è la lingua di Parigi, il fiorentino sarà la lingua dell Italia. L unità politica non può, secondo Manzoni, prescindere dall unità linguistica: la nuova nazione dovrà porsi e risolvere il problema. Queste convinzioni impregnano i numerosi interventi, pubblici e privati, che negli anni della vecchiaia Manzoni instancabilmente dedica a una questione che ritiene non puramente estetica, ma innanzitutto sociale e politica. La scelta della lingua d uso più versatile e diffusa nella penisola non ha per Manzoni solo ragioni estetiche ma anche sociali, perché l unità linguistica è un presupposto fondamentale dell unità politica di una nazione. T7 La Relazione al ministro Broglio Il ministro della Pubblica istruzione Emilio Broglio, all inizio del 1868, istituisce una commissione incaricata di occuparsi delle strategie con cui promuovere «in tutti gli ordini del popolo la notizia della buona lingua e della buona pronunzia . Ne affida la presidenza a Manzoni, che in breve tempo consegna e fa stampare su varie riviste una Relazione intorno all unità della lingua e ai mezzi di diffonderla, dove ribadisce gli orientamenti più volte espressi in precedenza, rimarcando la necessità di una diffusione capillare del fiorentino parlato. Una lingua per gli italiani 5 10 Una nazione dove siano in vigore vari idiomi e la quale aspiri ad avere una lingua in comune, trova naturalmente in questa varietà un primo e potente ostacolo al suo intento. In astratto, il modo di superare un tale ostacolo è ovvio ed evidente: sostituire a que diversi mezzi di comunicazione d idee un mezzo unico, il quale, sottentrando a fare nelle singole parti della nazione l ufizio essenziale che fanno i particolari linguaggi,1 possa anche soddisfare il bisogno, non così essenziale, senza dubbio, ma rilevantissimo, d intendersi gli uomini dell intera nazione tra di loro, il più pienamente e uniformemente che sia possibile. Ma in Italia, a ottenere un tale intento, s incontra questa tanto singolare quanto dolorosa difficoltà, che il mezzo stesso è in questione;2 e mentre ci troviamo d accordo nel voler questa lingua, quale poi essa sia, o possa, o deva3 essere, se ne disputa da cinquecento anni. 1 sottentrando particolari linguaggi: sostituendo nelle singole parti della na zione le funzioni (ufizio) essenziali svol te dai dialetti. 2 il mezzo stesso è in questione: in Italia si discute ancora di quale debba essere la lingua nazionale. 801

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento