T6 - Il cinque maggio (Odi)

Alessandro Manzoni ¥ T6 ¥ Il cinque maggio Odi L ode viene scritta di getto nel luglio del 1821, alla notizia della morte di Napoleone, che circolava accompagnata da voci di una sua conversione all ultimo momento. Profondamente colpito, Manzoni compone in pochi giorni questa orazione funebre , in cui ricapitola la vicenda umana dell imperatore, sublime dimostrazione del carattere precario delle glorie umane, al cospetto di una prospettiva eterna. La censura austriaca ne proibisce la stampa, ma l ode si diffonde ampiamente tramite copie manoscritte, riscuotendo ammirazione e consensi. Nel 1822 Goethe la traduce in tedesco. L anno successivo viene pubblicata a Torino. Grandezza e miseria di un imperatore METRO 18 strofe di 6 settenari, disposti secondo lo schema SASAST (dove S indica i versi sdruc cioli, T i versi tronchi). 5 10 15 20 Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, 1-6 Napoleone è morto. Come (Siccome) il suo corpo (spoglia), dopo avere esalato l ultimo re spiro (sospiro) rimase immobile (stette), senza memoria (immemore) e privato (orbo) di uno spirito tanto grande, così il mondo all annuncio (nunzio) della sua morte si ferma (sta), muta pensando all ultima ora dell uom fatale; né sa quando una simile orma di piè mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà. 7-12 colpito, attonito, silenzioso, pensando all ul tima ora dell uomo che ha deciso tanti destini (fatale); e si chiede quando mai l orma di un indi viduo altrettanto grande tornerà a calpestare la terra insanguinata dalle guerre (cruenta polvere). Lui folgorante in solio vide il mio genio, e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito mista la sua non ha: 13-18 La mia ispirazione poetica (genio) lo vide trionfante sul trono imperiale (folgorante in solio), ma non si espresse (e tacque); e quando con alterne vicende (vece assidua) cadde, si riprese e di nuovo cadde definitivamente, non ha mesco lato la sua voce al suono (sonito) di mille altre: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio: e scioglie all urna un cantico che forse non morrà. 19-24 immune (vergin) da elogi servili e insulti vigliacchi, all improvvisa sparizione di una luce così gloriosa (subito sparir di tanto raggio) si le va commossa: e sulla sua tomba innalza (scioglie all urna) un canto solenne che forse resterà nel tempo. 1 Ei: egli (per antonomasia Napoleone). 8 fatale: voluto dal fato, cioè cristiana mente dalla Provvidenza. 10-12 orma verrà: alcuni commentatori hanno fatto notare che le orme non calpe stano la terra; il poeta è però preoccupato di evocare la visione delle marce di Napo leone e far quasi sentire lo scalpitare del suo cavallo sulla polvere dei campi di battaglia. 13 Lui: complemento oggetto di vide (v. 14), con una forte inversione sintatti ca. Evidente è il richiamo, anche per l an tonomasia, dell Ei iniziale. 15 vece assidua: richiama l espressione foscoliana «con veci eterne (Dei Sepolcri, v. 96). 16 cadde, risorse e giacque: il verso rias sume le vicende che nel giro di due anni PARAFRASI La decisione del poeta di cantare Napoleone (18131815) decretarono il tramonto di Na poleone, passato dalla sconfitta di Lipsia all esilio all Elba, dai Cento giorni all esilio definitivo a Sant Elena, dopo la battaglia di Waterloo. 23 scioglie all urna un cantico: è il moti vo già foscoliano della poesia che si ele va sulla tomba dei forti. 795

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento