Il tesoro della letteratura - volume 2

Finestra sul CONTEMPORANEO Un titano mancato Alle difficoltà dell esistenza, ma anche a quelle legate al proprio lavoro di scrittore, Pavese cerca di reagire con plateale stoicismo. In particolare, nel primo appunto affiora in lui la forza di un impegno morale che ricorda quello assunto con sé stesso da Alfieri nel compiere tutti gli sforzi per diventare un importante autore tragico; un impegno sintetizzato nella celebre frase «volli, e volli sempre, e fortissimamente volli . Lo attanaglia il terrore di essere mediocre e lo affascina la tentazione del titanismo: lo scrittore insegue il desiderio di fare di sé un super-ego di suprema eticità civile, capace di superare i condizionamenti, sia interiori sia esteriori, per poter spezzare ogni catena deterministica di gioie od esasperazioni (rr. 16-17). Ma è proprio l incapacità di realizzare questa ambizione a procurargli frustrazioni e sconforto: Pavese ama Alfieri e tutti gli uomini energici e volitivi come lui tanto più quanto sa di non essere effettivamente come loro e di trovarsi perennemente dibattuto all interno di una tensione dialettica, a metà tra impegno e disimpegno, individualismo e collettivismo, irrazionali- 5 10 tà e razionalità, destino e libertà. Aspira ad essere considerato dal prossimo (dalle donne, in particolare, con le quali intrattiene sempre rapporti complicati e irrisolti) come un uomo gagliardo, nobile e generoso, ma si ritrova sempre prigioniero di un languore senza sbocco, vittima di un eterna insoddisfazione: in molte lettere e nelle pagine del Mestiere di vivere sembra quasi che Pavese, al termine della consueta spietata auto-diagnosi, finisca per crogiolarsi nella propria inettitudine, nel proprio essere caratterialmente flaccido e smidollato, un inetto incapace di compiere azioni importanti. Il resoconto di un fallimento esistenziale Quello di Pavese è un esame di coscienza impietoso: anno dopo anno, la legge ineludibile della sofferenza lo ingabbia in una spirale senza altra via di fuga che non la soluzione estrema del suicidio, ultimo e coerente sigillo di un destino fallimentare. Queste altre note che presentiamo mostrano la sua necessità di fissare con la scrittura le fasi angosciose di un inguaribile malattia dell anima, che pare sfogarsi solo con una rabbiosa volontà di umiliarsi: 24 aprile 1936 L autodistruttore è un tipo, insieme più disperato e utilitario. L autodistruttore si sforza di scoprire entro di sé ogni magagna, ogni viltà, e di favorire queste disposizioni all annullamento, ricercandole, inebriandosene, godendole. L autod. è in definitiva più sicuro di sé di ogni vincitore del passato; egli sa che il filo dell attaccamento all indomani, al possibile, al prodigioso futuro, è un cavo più robusto trattandosi dell ultimo strattone che non so quale fede o integrità. L autodistr. è soprattutto un commediante e un padrone di sé. Egli non lascia nessuna opportunità di sentirsi e di provarsi. un ottimista. Spera ogni cosa dalla vita, e si va accordando a rendere sotto le mani del caso futuro i suoni più acuti o significativi. L autodistrutt. non può sopportare la solitudine. Ma vive in un pericolo continuo; che lo sorprenda una smania di costruzione, di sistemazione, un imperativo morale. Allora soffre senza remissione, e potrebbe anche uccidersi. 15 20 25 15 gennaio 1938 Tu non sei nato olimpico e mai lo sarai: i tuoi sforzi sono inutili. Perché chi ha ceduto una sola volta al tumulto, può sempre cedere un altra. Problema d ingegneria: ogni ponte ha una portata di là dalla quale non regge. questione di tempra. La volontà è soltanto la tensione della propria tempra congenita. Non si può accrescerla di un oncia. La tua salvezza bel fioretto da offrirti a trent anni sta soltanto nella vigliaccheria, nel ritirarsi nel guscio, nel non correre il rischio. Ma se il rischio ti cerca? E quanto durerà il guscio? Sappi quest altra cosa: per tremende che siano state sinora le prove, sei fatto in modo che domani saranno anche più gravi. A te succede che cresce soltanto, con gli anni, la capacità di scatenarti, non quella di resistere. Perché il tuo guscio oggi 477

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento