Il tesoro della letteratura - volume 2

L epoca e le idee Il vero intento dell autore è mostrare quante e quali siano state le mistificazioni create dagli antichi, trattati più con accondiscendenza canzonatoria che con rispetto. In quest altro passaggio ironico (o, meglio, antifrastico), Lancellotti dissacra i luoghi comuni sulla presunta, quanto inesistente, superiorità della classicità. Possibile che l attentatore alla vita di un re sia lasciato libero? Inizia qui una serie di domande retoriche, grazie alle quali il buon senso demistifica l inconsistenza storica delle belle favole antiche. La sferzante ironia finale mette alla berlina chi crede (o finge di credere) alle miracolose virtù degli eroi di un tempo. Muzio si bruciasse la mano in pena dell errore commesso di ferire un altro in vece di Porsena re di Toscana, ch assediava Roma. O questo è troppo, negare quello che tanti, anzi tutti li savi3 scrittori posero in carta e tutta l antichità, senza averne minimo dubio, fino al presente secolo stimò verissimo. Troppo! Troppo! Troppo quanto si vuole. Troppo ci volsero4 dare a credere quei nostri buoni vecchi. Meco almanco non riuscirà loro, alla fé.5 Ventiliamo6 un poco, di grazia, questo farfallone che ci lasciarono del loro Muzio. Quante varietà7 o contrarietà fra essi scrittori! Alicarnasseo8 vuole che, prima d uscire al campo del re Porsena, Muzio dimandasse licenza al Senato e gli comunicasse il suo disegno: e perché si metteva a chiaro pericolo della vita, disse che almeno n acquistarebbe lode e, perdendo il corpo mortale, guadagnerebbe immortale onore. Questo bisogna, O Muzio, lasciare dire dagli altri, dal Senato almeno, e non allacciarsi tanto alto la giornea,9 il mio Muzio! Si scusa di non far sapere questo suo pensiero al popolo per non mettersi a rischio che alcuno, mosso dalla speranza del guadagno, n avvisasse i nemici. Ah Muzio, ah Muzio! Dir queste cose in Senato? Del popolo romano? Che alcuno facesse un indegnità simile? Di quel popolo senza un vizio al mondo e tutto l rovescio d oggidì? E poi, a che scusarsi? Era meglio che a suono di trombe facesse pubblicare il suo animo.10 [ ] Stando nel punto principale,11 io vorrei sapere da qualcheduno s è vero o no che, quando si piglia uno, massime reo d importanza,12 per condurlo in prigione si lega, s incatena, o no. Come dunque Muzio bello e sciolto fu menato13 avanti al re o fu preso in presenza del re dopo un misfatto grandissimo di lesa maestà, sì che a suo talento14 potesse stender la mano sopra l fuoco? Che rimedio apportava all error commesso il bruciarsi la mano? Non era meglio mostrar fortezza ne tormenti che gli avessero dati, per la quale stupiti lo rimandassero libero, come poi fecero, con amendue15 le mani utili a sé e alla repubblica? [ ] L offesa poi o di ferro o di fuoco in un dito solo talora per lo spasmo16 tronca la vita all uomo: e vediamo che, quando a ladri, assassini o a chi si sia, il boia taglia publicamente la mano, subito se gli applica non so qual medicamento acciò che non isvenisca17 e possa morire al destinato luogo.18 Ma i Romani avevano privilegio della natura di lasciarsi ardere le mani senza mettere in forse la vita, senza servirsi di rimedio alcuno. Felici Romani! 3 savi: saggi. 4 volsero: vollero. 5 Meco fé: con me almeno gli antichi (quei nostri buoni vecchi) non riusciranno a farcela (cioè non riusciranno a farmi credere alle loro storie). 6 Ventiliamo: vagliamo. 7 varietà: ipotesi, ricostruzioni diverse. 8 Alicarnasseo: Dionigi d Alicarnasso (ca 60 a.C. - 7 d.C.), storico greco, autore delle Antichità romane. Dopo di lui, Lancellotti passa in rassegna altre versioni della leggenda di Muzio Scevola, narrate dallo storico greco Plutarco (50 - ca 120 d.C.) e da quello latino Valerio Massimo (I sec. a.C. - I sec. d.C.). 9 e non giornea: e non darsi troppe arie (la giornea era una sopravveste usata dai cavalieri). 10 facesse animo: rendesse pubblico il proprio proposito. 11 Stando principale: soffermandomi sulla questione principale (vale a dire il gesto compiuto da Muzio Scevola, una volta scoperto il proprio errore). 12 massime reo d importanza: specialmente un colpevole di un fatto tanto grave. 13 menato: portato. 14 a suo talento: a suo piacimento. 15 amendue: ambedue. 16 spasmo: dolore. 17 acciò che non isvenisca: affinché non svenga. 18 al destinato luogo: al momento stabilito. Domenico Ghirlandaio e aiuti, Bruto, Muzio Scevola e Furio Camillo, affresco, XV sec. Firenze, Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli. 31

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento