Il tesoro della letteratura - volume 2

Il Settecento Beccaria condanna l utilizzo della tortura, pratica ritenuta crudele e ingiusta. I reati devono essere giudicati e puniti in tempi brevi, affinché le persone possano cogliere la relazione di causa-effetto tra pena e castigo. Le pene non devono essere troppo dure (altrimenti non potrebbero essere proporzionali): in caso contrario, renderebbero violenza e crudeltà un abitudine. Nessun uomo ha il diritto di togliere la vita a un altro uomo: per questo, secondo Beccaria, la pena di morte deve essere abolita. 274 Il criterio utilitaristico dà vita a una nuova «Divisione dei delitti (par. 8), cioè a una classificazione dei reati relativa al «danno della società che essi causano. Tutto ciò sulla base del presupposto fondamentale per cui il «Fine delle pene (par. 12) «non è altro che d impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi concittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali : in altre parole, la prevenzione dei delitti. Il rifiuto della tortura Tra le pagine più chiare e persuasive di Beccaria vi è il paragrafo «Della tortura (par. 16), che con la sua carica appassionata colpisce profondamente il lettore. La tortura, questa «crudeltà consacrata , sopravvissuta in un mondo incamminato sulla via del progresso, è definitivamente e radicalmente rifiutata. La passione della polemica non impedisce un estremo rigore dell esposizione, grazie al quale l autore, facendo ricorso ad argomenti in parte già noti (derivanti da Montesquieu) e in parte originali, confuta uno dopo l altro i sofismi che per secoli avevano giustificato l uso di tale pratica. La prontezza della pena Dopo essersi soffermato su diverse forme di giudizio e di pena giudicate antiquate, come i compensi pecuniari e i giuramenti (par. 17 e par. 18), Beccaria presenta il fondamentale concetto di «Prontezza della pena (par. 19), ossia della rapidità con cui un delitto è giudicato e punito. Tale rapidità rappresenta un fatto di giustizia (mentre si svolge il processo, l imputato è detenuto in carcere, che è già di per sé una punizione: è dunque essenziale che questo tempo sia il minore possibile, per evitare che un innocente venga sottoposto a una pena che non meriterebbe), ma è anche la garanzia dell utilità delle pene come elemento deterrente: solo se la condanna segue rapidamente il delitto la maggioranza delle persone assocerà i due eventi in una relazione di causa-effetto e ne comprenderà il senso e l importanza. La dolcezza delle pene Dopo aver esposto l esame particolareggiato dei diversi delitti e delle varie categorie di rei «Violenze (par. 20), «Furti (par. 22), «Infamia (par. 23), «Oziosi (par. 24), «Bando e confische (par. 25) , nel paragrafo intitolato la «Dolcezza delle pene (par. 27) Beccaria torna al suo argomento principale: la definizione degli scopi delle pene e la loro modalità di attuazione. L autore tratta il proprio tema sulla base di due presupposti, quello umanitario e quello utilitaristico: le pene non devono essere eccessivamente dure per un fatto di umanità ma anche per una questione di utilità generale. L esagerata crudeltà delle pene rende impossibile la loro proporzionalità (se a un delitto minimo corrisponde già una pena atroce, quale pena potrà essere comminata per un reato davvero grave?); inoltre, la ferocia delle pene abitua la società alla violenza, facendo aumentare i delitti; bisogna poi considerare che poiché l essere umano tende a temere una pena lieve ma certa più di una pena dura ma incerta (quale la morte, di cui ogni individuo ha un idea soltanto vaga e indefinita), invece di scongiurare i reati, la durezza delle pene li incentiverà: di fronte alla prospettiva di un castigo spietato, il reo tenderà infatti a commettere più delitti, per approfittare di maggiori vantaggi fintanto che riesca a sfuggire alla condanna. Il problema centrale: la pena capitale A questo punto, Beccaria può dedicarsi al problema più rilevante di tutto il trattato: «Della pena di morte (par. 28). Qui l autore, riprendendo le fila di tutte le argomentazioni accumulate nei paragrafi precedenti, espone la la parola in sintesi Utilitarismo Concezione filosofica che indica nell utilità il criterio dell azione morale. Motivi utilitaristici erano già presenti nella filosofia dell illuminista francese Claude-Adrien Helvétius (17151771), ma il fondatore di tale concezione è considerato l inglese Jeremy Bentham (1748-1832), al quale si deve la formulazione del principio fondamentale dell utilitarismo, secondo il quale è utile ciò che ha come conseguenza la più grande felicità del maggior numero di persone.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento