La struttura del testo

Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene in sintesi La pena di morte e la tortura non devono essere permesse perché lo Stato, che è l insieme dei cittadini, non può compiere ciò che è vietato al singolo. Ciascun cittadino, inoltre, è innocente fino a quando non è dichiarato colpevole. la sicurezza degli altri, ma le pene non devono mai arrivare a superare il vincolo con il quale i suoi membri si sono associati. Contro la disumanità delle pene La pena di morte, in questo senso, è un sopruso, perché nessuno, aderendo al patto istitutivo della società, ha alienato il proprio diritto alla vita, che non rientra, evidentemente, nella «minima porzione possibile di libertà ceduta dagli individui al governo in cambio della protezione personale. Ciò che non è lecito al privato cittadino (uccidere una persona) non può essere lecito neppure allo Stato, che è la somma dei cittadini. Lo stesso discorso vale per le pene disumane e sproporzionate, come la tortura. Fra le garanzie che la società deve dare ai suoi membri, conformemente al patto originario, c è inoltre quella che i cittadini non debbano essere trattati come condannati finché non sia stata provata la loro colpevolezza ( presunzione d innocenza ). La struttura del testo L opera possiede una precisa struttura espositiva e argomentativa, scandita dalla successione di 47 paragrafi di varia lunghezza. L opera è suddivisa in 47 paragrafi. Nell Introduzione, uno dei testi più rappresentativi dell Illuminismo europeo, Beccaria esprime la volontà di abolire i vecchi privilegi per rifondare un nuovo sistema legislativo. Dal punto di vista politico egli suggerisce che i filosofi affianchino i sovrani per poter rendere attuabili le riforme. Per non essere arbitrari, magistrati e giudici devono applicare le leggi, non interpretarle. Le leggi, inoltre, devono essere scritte in modo chiaro e note a tutti. Per essere utili alla comunità le pene devono essere proporzionali: più grave è il reato commesso più severa dovrà essere la pena. L obiettivo è la prevenzione dei delitti. Le parti introduttive Il trattato si apre con un appello rivolto «A chi legge , che, insieme alla successiva «Introduzione , rappresenta uno dei brani fondamentali dell Illuminismo italiano ed europeo. L eredità di più di un millennio di tradizione giuridica è sottoposta a una critica radicale, con un energia e una passione straordinarie; la legislazione vigente viene equiparata ad «alcuni avanzi [ ] di un antico popolo conquistatore , a «uno scolo [residuo] de secoli i più barbari , da cancellare e ricostruire lottando contro i privilegi, con la speranza e la volontà di giungere alla «massima felicità divisa nel maggior numero . Beccaria indica anche la via politica per mettere in pratica questi princìpi: l alleanza dei filosofi con i sovrani assoluti, indispensabile per abbattere le resistenze delle forze più conservatrici e aprire così il campo alle riforme. Facendo poi appello agli «oscuri e pacifici seguaci della ragione e mirando a suscitare in loro «quel dolce fremito con cui le anime sensibili rispondono a chi sostiene gl interessi della umanità , lo scrittore si addentra nell esposizione della sua materia, sostenendo che è tempo di dare inizio alla lotta contro «la crudeltà delle pene e l arbitrarietà delle procedure criminali. La necessità di leggi chiare Esaminando il «Diritto di punire (par. 2), l autore polemizza contro magistrati e giudici, che dovrebbero, a suo modo di vedere, applicare letteralmente la legge, non interpretarla, giacché l interpretazione conduce all incertezza e all arbitrio, e l arbitrio al dispotismo (par. 4). parimenti necessario lottare contro l «Oscurità delle leggi (par. 5), che ne consente la comprensione soltanto a poche persone: se le leggi sono conosciute da molti, i delitti saranno meno frequenti, e la chiarezza del codice renderà più difficile l interpretazione arbitraria delle norme. Il concetto di proporzionalità e il fine delle leggi Le leggi penali dovrebbero fondarsi sulla «Proporzione fra i delitti e le pene (par. 6), tale per cui a un delitto più grave corrisponde una pena più severa; se questa proporzione viene meno, cadono anche la funzione deterrente della pena e la sua «utilità comune : infatti, di fronte a due possibili delitti puniti nello stesso modo, chi commette un crimine opterà per quello che gli dà maggior vantaggio, cioè il più grave per la società. 273

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento