D5 - «Nobile semplicità» e «quieta grandezza» (Pensieri

Il Settecento Negli ultimi decenni del Settecento il Neoclassicismo si svuota in parte di significato e si assiste a un graduale passaggio verso una nuova sensibilità: il fascino per il bello lascia il posto all attrazione per il sublime , ponendo le basi per l avvento del Romanticismo. Verso il Romanticismo Così come nell ambito dell Illuminismo non mancano atteggiamenti più cauti nell esaltare il ruolo della ragione e nel riporre fiducia nelle capacità umane di risolvere i problemi del mondo, anche in ambito estetico il canone neoclassico, pur dominante, non esaurisce il panorama artistico e letterario dell epoca. Se l idealizzazione dell antico si traduce in molti casi nella decorazione fine a sé stessa, nell imitazione del mito, nel culto della forma che finisce per svuotare di significato e di autenticità i contenuti, essa può condurre però anche a sentimenti diversi e a una sofferta percezione di nostalgia per il passato. Negli ultimi decenni del secolo, poi, emergono una sensibilità e un gusto completamente diversi, che rifiutano la misura e l equilibrio e manifestano una nuova tensione verso l infinito. Il fascino per il sublime , opposto al concetto di bello , esprimerà queste nuove inquietudini prefigurando gli aspetti propri della sensibilità romantica. DOCUMENTO 5 «Nobile semplicità e «quieta grandezza in sintesi Johann Joachim Winckelmann, Pensieri sull imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura Johann Joachim Winckelmann nasce nel 1717 a Stendal, in Prussia. Attratto sin da giovanissimo dagli studi classici, si stabilisce a Roma nel 1755; qui entra in contatto con le più importanti personalità della Chiesa, tra cui il cardinale Alessandro Albani, che gli mette a disposizione imponenti collezioni artistiche. Dopo aver a lungo viaggiato nell Italia centrale e meridionale, nel 1764 diventa Soprintendente alle antichità di Roma; nello stesso anno dà alle stampe la sua opera più importante, Storia dell arte dell antichità, con la quale promuove l estetica neoclassica, esercitando un enorme influenza sull arte e sul gusto del suo tempo. Nel 1766 è ricevuto con grandi onori da Maria Teresa a Vienna; muore nel 1768 a Trieste, durante il viaggio di ritorno verso Roma, assassinato in circostanze mai del tutto chiarite. L autore La formula usata da Winckelmann è diventata la sintesi più efficace della concezione neoclassica dell arte. L arte greca rivela la grandezza d animo dell essere umano anche quando è scosso da lancinanti tormenti. Mentre il poeta latino rappresenta la straziante disperazione del sacerdote, la posa del Laocoonte raffigura il dominio e il superamento del dolore. 220 Presso i Musei Vaticani di Roma è possibile ammirare un gruppo marmoreo che ritrae Laocoonte, sacerdote di Apollo, stritolato con i suoi due figli da due serpenti marini inviati dalla dea Atena (che intendeva punirlo per essersi opposto all ingresso a Troia del cavallo di legno dentro cui, secondo il mito, si nascondevano i soldati greci). Ritrovata nel Cinquecento, la scultura risale al I secolo a.C., anche se è probabilmente la copia di un originale più antico dalle caratteristiche diverse, a partire dal colore, non corrispondente alla nitida bianchezza dell esemplare rinvenuto. Si tratta dunque di un capolavoro dell arte ellenistica, di molto successivo al periodo dell arte greca classica; nonostante ciò, Winckelmann vi individua una sintesi perfetta dell estetica antica e un modello ideale da suggerire agli artisti neoclassici. La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un anima grande e posata. Quest anima, nonostante le più atroci sofferenze, si palesa nel volto del Laocoonte, e non nel volto solo. Il dolore che si mostra in ogni muscolo e in ogni tendine del corpo e che al solo guardare il ventre convulsamente contratto, senza badare né al viso né ad altre parti, quasi crediamo di sentire noi stessi, questo dolore, dico, non si esprime affatto con segni di rabbia nel volto o nell atteggiamento. Il Laocoonte non grida orribilmente come nel canto di Virgilio:1 il modo con 1 come nel canto di Virgilio: ri- ferimento a un passo dell Eneide (II, vv. 199-228) in cui si racconta l episodio raffigurato nel gruppo scultoreo.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento