Il tesoro della letteratura - volume 2

Leopardi & Anna Maria Ortese Quasi riecheggiando queste parole, nel già citato Il porto di Toledo la Ortese sottolinea che la rappresentazione dell esperienza non deve accontentarsi di riflettere la superficie delle cose, ma configurarsi come «un secondo mondo o seconda realtà, una immensa appropriazione dell inespresso, del vivente in eterno, da parte dei morituri . Quella che chiamiamo «realtà , aggiunge, «non è che un gran sogno , è «pura Immaginazione . In un altra occasione, scriverà che la natura più intima e veritiera degli individui riposa in una dimensione intangibile eppure pulsante, che la ragione e ogni altra forma di conoscenza superficiale non possono cogliere: «Siamo mutevoli come nuvole. Il mondo non è materia: è sogno, apparizione . La Terra offesa dal progresso Tuttavia il libro più leopardiano della Ortese è Corpo celeste, l ultimo volume pubblicato in vita, una raccolta di scritti filosofici e autobiografici dallo spessore meditativo e dal taglio saggistico, anche se non mancano inserti di più schietta matrice narrativa: riflessioni, conversazioni e interviste immaginarie che ricordano il modello dell operetta morale . La forma dialogica e lo 5 ‚ René Magritte, La condizione umana, 1933. Washington, National Gallery of Art. 10 15 20 25 1010 stile colloquiale permettono alla scrittrice di conferire a questa sorta di testamento spirituale il respiro pacato di un pensiero che non rinuncia comunque a una dolorosa consapevolezza. Già il titolo del volume rimanda alla dimensione cosmica nella quale la Ortese inserisce il pianeta Terra, insieme al sole, alla luna, alle stelle, alle galassie, insomma a tutti gli altri astri che ruotano nello spazio. Anche se l uomo si considera con ingenua arroganza una creatura privilegiata al centro dell universo, egli non può conoscere la vera realtà in cui è immerso, che invece si dissolve nell inconoscibile. «Credo in tutto ciò che non vedo, e credo poco in quello che vedo , afferma la scrittrice, a cui non interessa osservare gli uomini entro le effimere costruzioni sociali, ma interrogarsi leopardianamente, appunto sul loro rapporto più autentico con la natura, sul loro essere parte di uno spirito del mondo nel quale pullula l invisibile delle memorie, dei sogni perduti, degli angeli e delle altre creature misteriose che popolano la nostra esistenza e la nostra immaginazione. Il luogo in cui abitiamo non appartiene solo al genere umano, benché spesso ci illudiamo di colonizzarlo con il progresso e con una falsa e violenta intelligenza: Un fenomeno particolare distingue l uomo, come specie, e non potrei considerarlo rassicurante: lo sviluppo senza motivazioni di difesa, ecc. , lo sviluppo fine a se stesso, quasi incontrollabile, della intelligenza. Da qualche tempo, questa intelligenza non è più legata alle ragioni della vita, direi che è indipendente da essa e indifferente del tutto alla vita e alla sua conservazione. Apparirebbe perfino, a momenti, come un meccanismo introdotto inizialmente nell uomo per sbarrare il passo a una sua illimitata sopravvivenza. Sì, l intelligenza non è la ragione, è qualcosa di diverso, e che si va sempre più dimostrando ostile alla ragione. In questo senso, si può anche intendere il vago orrore che, a un certo punto, ispirano tutte le forme, ormai innaturali, d intelligenza, addette all infinito sviluppo e all incontenibile proliferare di scienza e tecnica. C è un proliferare di tutto: dei mezzi per aiutare la vita come dei mezzi per abbatterla e distruggerla definitivamente. E questo, a uno sguardo non interessato solo all uomo, ma soprattutto alla vita da cui egli proviene, si presenta come un difetto, un guasto molto temibile. Vediamo questa intelligenza per chiamarla ancora così minare, sotto gli occhi di tutti, i campi della vita. Vediamo saltare di continuo ogni cosa creata dalla natura e dall uomo, e avvertiamo l estraneit di questa intelligenza alla vita. Confermo: estraneità alle ragioni della vita, della Terra e dell uomo come famiglia-guida e simbolo della ragione quale eravamo abituati a considerarlo. No, da qualche tempo l uomo nella sua accezione di uomo moderno non ha più motivo di fregiarsi di questo titolo. Egli non agisce, in nessun campo, in nome dell umanità o della vita non in nome della ragione certamente. E possiamo considerare questa sua intelligenza senza scopo come estranea e chiaramente nemica della vita. Una specie di Cavallo di Troia introdotto nella città della ragione per distruggerla.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento