Il tesoro della letteratura - volume 2

Finestra sul CONTEMPORANEO Il successo, però, arriva solo nel dopoguerra con Il mare non bagna Napoli (1953), un volume che accorpa una serie di racconti e prose giornalistiche: si tratta di un successo amaro, perché la Ortese rappresenta una Napoli molto diversa da quella descritta dai luoghi comuni folcloristici. Per questo la scrittrice si ritrova al centro di molte polemiche da parte degli intellettuali progressisti della città, che la accusano di aver compiuto un operazione moralmente crudele e politicamente reazionaria. Come già emerge dal titolo paradossale e al tempo stesso provocatorio, la città partenopea è ritratta senza indulgere all oleografia di maniera: in particolare, lo sguardo della scrittrice si concentra sui vicoli e sui quartieri più poveri, dove vive una plebe condannata a una miseria soffocante e chiusa in un rassegnato fatalismo. Tra gli anni Cinquanta e i Settanta la Ortese vive tra Roma e Milano, oggetto quest ultima di una serie di inchieste e prose edite prima sulla stampa periodica e poi nel libro Silenzio a Milano. Nel contempo inaugura una ricca attività giornalistica che la porta a viaggiare anche fuori d Italia come inviata di testate di orientamento politico diverso, dall Unità all Europeo (un suo disincantato reportage dall Unione Sovietica le attira un coro di critiche indignate da parte di molti esponenti della cultura di sinistra). Scrive raccolte di racconti e romanzi come L iguana (1965), Poveri e semplici, che le assicura il Premio Strega nel 1967, e Il porto di Toledo (1967), una singolare autobiografia sentimentale, in bilico tra ricordo, meditazione e invenzione fantastica. Ritiratasi con la sorella a Rapallo, in Liguria, la Ortese accentua negli ultimi anni di vita (si spegnerà nel 1998) il proprio isolamento, interrotto solo da pochi interventi pubblici, come quelli intorno al vitalizio della legge Bacchelli assegnatole nel 1986 in ragione delle sue difficili condizioni economiche. Le due realtà di Leopardi e Ortese Improvvisa e in extremis, pertanto, giunge la stagione del rilancio, grazie all imprevedibile successo che il pubblico dei lettori decreta al romanzo Il cardillo addolorato, edito nel 1993. Anche in questo romanzo, come nell Iguana, la vicenda narrativa è poco più che un pretesto: sullo sfondo della Napoli del Settecento, tre viaggiatori del Nord Europa si trovano invischiati in vicende misteriose, tra amori, apparizioni e metamorfosi, sulle quali incombe la presenza di una delle tante creature, l uccello che dà il titolo al libro, di cui sono disseminate le pagine della scrittrice. La bizzarra disposizione onirica della Ortese dà corpo a invenzioni fantastiche che rivelano una realtà più Anna Maria Ortese intervistata dopo aver vinto il premio Viareggio, 1967. profonda di quella che appare agli occhi comuni e più distratti. Strambi personaggi e bestie misteriose si muovono in ambienti estrosi, raccontati con una lingua barocca e raffinatissima. Non si tratta, però, di un espressività fine a sé stessa: la Ortese, infatti, dichiara di non accontentarsi del mondo, ma di volerlo ricreare grazie a una sorta di doppia vista di ascendenza leopardiana. Nello Zibaldone, Leopardi scriveva: «All uomo sensibile e immaginoso, che viva come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà con gli occhi una torre, una campagna; udrà con gli orecchi un suono d una campana e nel tempo stesso coll immaginazione vedrà un altra torre, un altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose. Trista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione . 1009

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento