Rosarno e la rivolta dei migranti
Rosarno è un comune di meno di quindicimila abitanti, in provincia di Reggio Calabria. Il 7 gennaio del 2010 centinaia di lavoratori agricoli extracomunitari, che vivono accampati in condizioni precarie in vecchie strutture abbandonate e in disuso, protestano per le strade della cittadina in seguito al ferimento di due connazionali, avvenuto qualche giorno prima. Alla protesta seguono scontri con la polizia e scene da guerriglia urbana trasmesse da tutti i telegiornali.
Gli eventi accendono il dibattito sulle condizioni dei lavoratori (circa 1500) impiegati nella raccolta degli agrumi e degli ortaggi nelle zone tra Gioia Tauro e Rosarno.
Il 10 gennaio del 2010, sul quotidiano “La Repubblica”, compare un intervento del giornalista Adriano Sofri che in quell’occasione adatta la poesia di Primo Levi Se questo è un uomo (basata sull’esperienza dell’autore nel campo di sterminio di Auschwitz) alla condizione dei migranti di Rosarno. Lager o fabbrica abbandonata, il tema è lo stesso secondo Sofri: la scomparsa silenziosa e dolorosa di ogni umanità, cancellata da miseria e isolamento.
Tu quali temi comuni trovi tra queste due poesie? Ti vengono in mente altre situazioni simili? Confrontati con un compagno e scrivete le risposte alle domande.
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
[…] O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi)
Nei ghetti d’Italia
Di nuovo, considerate di nuovo
Se questo è un uomo,
Come un rospo a gennaio,
Che si avvia quando è buio e nebbia
E torna quando è nebbia e buio,
Che stramazza a un ciglio di strada,
Odora di kiwi e arance di Natale,
Conosce tre lingue e non ne parla nessuna,
Che contende ai topi la sua cena,
Che ha due ciabatte di scorta,
Una domanda d’asilo,
Una laurea in ingegneria, una fotografia,
E le nasconde sotto i cartoni,
E dorme sui cartoni della Rognetta,
Sotto un tetto d’amianto,
O senza tetto,
[…]
Scrivono grande: NEGRO,
Scartato da un caporale,
Sputato da un povero cristo locale,
Picchiato dai suoi padroni,
Braccato dai loro cani,
[…] E distogliete gli occhi da questa
Che non è una donna
Da questo che non è un uomo
Che non ha una donna
E i figli, se ha figli, sono distanti,
E pregate di nuovo che i vostri nati
Non torcano il viso da voi.
(Adriano Sofri)