Geo CITTADINANZA - L’Europa e la crisi dei rifugiati

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L’Europa e la crisi dei rifugiati

In questi anni l’Europa non ha ancora trovato il modo di risolvere le molteplici questioni aperte dai flussi di migranti economici e di profughi, spinti verso il nostro continente da situazioni di grave disagio nei loro Paesi d’origine.

NON È FACILE DISTINGUERE TRA MIGRANTI ECONOMICI E PROFUGHI

Da sempre l’Europa ospita comunità di persone provenienti da ogni continente. Negli ultimi anni, però, è aumentato il numero di coloro che, per sfuggire a situazioni di grave disagio nei loro Paesi di origine, cercano di raggiugere il nostro continente a ogni costo, anche illegalmente e con mezzi di fortuna. Si è così giunti a parlare di una crisi dell’immigrazione, che nei momenti peggiori si è trasformata in un’autentica emergenza umanitaria, con centinaia di persone salvate ogni giorno e, purtroppo, anche con numerosissime vittime.

Tra questi migranti ci sono migranti economici (coloro che lasciano il proprio Paese a causa della povertà e delle difficili condizioni di vita) e profughi (che sfuggono a guerre, violenze e persecuzioni politiche, razziali e religiose). Per i primi, se entrano in Europa illegalmente, le leggi prevedono l’espulsione e il ritorno forzato nei rispettivi Paesi di origine, mentre i secondi possono invocare il diritto di asilo, come previsto dalla Convenzione di Ginevra. In realtà è spesso difficile distinguere tra le due categorie, dal momento che i Paesi economicamente più poveri sono spesso anche quelli dove si verificano scontri e violenze.

La cifra dei richiedenti asilo è in continuo aumento e nel 2017 ha superato abbondantemente il milione. Si tratta di persone che provengono soprattutto da regioni dell’Asia e dell’Africa dove sono in corso guerre civili e violenze provocate da gruppi estremisti e terroristici.

I PROFUGHI ARRIVANO IN EUROPA COMPIENDO VIAGGI DRAMMATICI

I profughi compiono viaggi durissimi, spesso costretti a versare molto denaro a membri di organizzazioni criminali specializzate nel traffico di esseri umani.

Molti tentano la rotta balcanica: dal Medio Oriente arrivano in Turchia e, dopo essere passati in Grecia, risalgono la Penisola Balcanica per raggiungere i Paesi dell’Europa Centro-Settentrionale – Germania, Paesi Bassi e Svezia su tutti – dove sperano di stabilirsi e in molti casi ricongiungersi ad amici e parenti che già vi risiedono.

Altri provano a raggiungere l’Europa via mare: arrivano sulle coste dell’Africa Settentrionale, specie quelle della Libia, e qui pagano gli scafisti, criminali specializzati nelle traversate marine, perché li portino sulle coste dell’Europa Meridionale a bordo di vecchie imbarcazioni o malandati gommoni. Alcune di queste “carrette del mare” rimangono alla deriva per giorni e molti migranti muoiono di fame e di sete, mentre altre affondano a causa del sovraccarico o del maltempo. Una delle tragedie più gravi si verificò il 3 ottobre 2013, quando un peschereccio carico di migranti, partito dalla Libia, affondò al largo dell’Isola di Lampedusa, provocando quasi 400 morti tra uomini, donne e bambini.

Per fronteggiare questa drammatica emergenza umanitaria, nel 2014 l’Unione Europea diede il via all’Operazione Triton, che prevedeva l’impiego, nel tratto di mare tra Italia e Libia, di navi, aerei ed elicotteri per intercettare le barche dei migranti e portarli in salvo. Nel 2018 Triton è stata sostituita da una nuova iniziativa, l’Operazione Themis, che allarga le aree pattugliate ai mari tra Grecia e Turchia e tra Algeria e Tunisia.

LE DIFFICOLTÀ NON FINISCONO UNA VOLTA SBARCATI

Una volta giunti a terra, i migranti devono presentare domanda di asilo e, nell’attesa che questa sia esaminata, sono destinati a centri di accoglienza, quasi sempre sovraffollati. Molti cercano di fuggire perché non vogliono rimanere nei Paesi dove sono giunti (per esempio l’Italia e la Grecia), ma intendono proseguire verso altre destinazioni.

Secondo la Convenzione di Dublino in vigore tra tutti i Paesi dell’Unione Europea, una persona può però chiedere e ottenere asilo politico esclusivamente nello Stato in cui è entrata. Al loro arrivo molti immigrati forniscono così false generalità e cercano di raggiungere le destinazioni desiderate, ma in gran parte sono intercettati e fermati alle frontiere, dove talvolta si formano campi profughi improvvisati, che sono ormai uno degli aspetti di questa complicata crisi.

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L’Italia e l’Europa