Antonio Canova

NEOCLASSICISMO

l’artista

Antonio Canova

Canova crea col marmo figure perfette e insieme piene di vita

Lo scultore veneto Antonio Canova (1757-1822) riproduce nelle sue opere, in maniera molto personale, la bellezza e la perfezione delle forme dell’arte antica. In poco tempo diventa uno scultore di fama internazionale, che lavora per papi e nobili di tutta Europa.

Una favola classica

Il gruppo marmoreo di Amore e Psiche (20) fu realizzato nel 1793: lo scultore raffigura una vicenda tratta dall’Asino d’oro dello scrittore latino Apuleio, in cui si narra la tormentata relazione tra il dio Amore, figlio di Venere, e la giovane Psiche. Canova immortala nel marmo il momento in cui Amore con un bacio risveglia Psiche dal sonno profondissimo in cui è caduta: i due sono entrambi nudi, appoggiati su uno sperone roccioso, con solo un velo drappeggiato a coprire l’inguine e la coscia destra della donna.

Osservando la composizione di fronte, dal punto di vista privilegiato, il corpo di Psiche sembra prolungarsi nell’ala destra di Amore, secondo una struttura incrociata che forma quasi una X con la linea disegnata dall’ala sinistra e dalla gamba del dio. Le anatomie sono perfette, i gesti misurati e armoniosi e tutta la composizione è profondamente equilibrata, pur nell’innaturale allungamento e torsione del corpo di Psiche.

La compostezza dell’opera esprime la tensione tipicamente neoclassica verso una perfezione e una bellezza senza tempo, eppure il gruppo non risulta statico poiché lo scultore riesce a cogliere e fissare nel marmo il momento che dà senso all’intera vicenda: non tanto il bacio vero e proprio, che sarebbe troppo sensuale, ma l’attimo sospeso che precede l’unione della coppia.

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Una piramide per l’arciduchessa d’Austria

In contrasto con la calma misura delle sue opere, Canova è attivo in anni turbolenti; eppure, nonostante i rivolgimenti politici, lavora sempre per potenti committenti.

Giudicando pericoloso rimanere a Roma quando viene invasa dalle truppe francesi, nel 1798 si trasferisce in Austria, dove esegue il grande Monumento funebre a Maria Cristina d’Austria (21): una triste processione di figure allegoriche che incarnano le virtù terrene della defunta incede verso il sepolcro, un’imponente piramide bianca che testimonia l’amore, tipico della fine del Settecento, per le antichità egizie.

  ricorda
Antonio Canova
  • Le sue sculture ricercano una perfezione e una bellezza ideali
  • Ha un grande successo                                                          

IL SEGNAlibro

  Perché molte opere italiane sono al louvre di parigi?

Nella storia i vincitori si sono appropriati quasi sempre del patrimonio artistico dei vinti, sia per il suo valore materiale, sia per il suo significato simbolico: si tratta infatti di una componente molto forte dell’identità di un popolo. Ma il saccheggio compiuto da Napoleone ai danni delle raccolte artistiche d’Italia (oltre che di Paesi Bassi, Spagna, Austria) fu il più grande nell’Europa moderna. Nei trattati di pace stipulati con i sovrani sconfitti, Napoleone fece infatti inserire la consegna di opere d’arte, che erano destinate al Museo del Louvre a Parigi, dove intendeva formare un “museo universale”. Partirono, su carri tirati da muli, opere celebri come il Laocoonte da Roma, i cavalli di bronzo di San Marco da Venezia, reperti antichi e tele da Napoli, quadri di Raffaello e molto altro dal resto della Penisola. I soli dipinti erano oltre 500.

Dopo la sconfitta definitiva di Napoleone nella battaglia di Waterloo, gli Stati depredati richiesero la restituzione delle opere. A trattare per lo Stato pontificio e per l’Italia in generale fu Antonio Canova.

Di nuovo le opere d’arte attraversarono le Alpi, ma non tutte tornarono. La metà dei dipinti rimase in Francia e alcuni di quelli recuperati non tornarono mai nei loro luoghi d’origine: la Pinacoteca di Brera a Milano, per esempio, ospita dipinti di Piero della Francesca e Raffaello provenienti dalle Marche. Ma attenzione: non tutti i dipinti italiani del Louvre vengono dai furti napoleonici. Per esempio la Gioconda, il capolavoro di Leonardo, si trova a Parigi perché fu il pittore stesso a portarla con sé, trasferendosi in Francia.

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi