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neoclassicismo

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Antonio Canova

Le tre Grazie

Che cosa sappiamo?

Canova iniziò a lavorare al gruppo raffigurante le tre Grazie su invito di Giuseppina di Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte; Giuseppina però morì nel 1814, senza vedere la statua completata. Suo figlio, allora, reclamò l’opera, riuscendo a spuntarla sul duca inglese John Russell, che aveva invano tentato di acquistare il pezzo. Per soddisfare la richiesta di quest’ultimo, Canova eseguì nel 1817 una seconda versione del gruppo, che tuttora si trova in Gran Bretagna, al Victoria and Albert Museum di Londra.

Che cosa vediamo?

Come era tipico degli artisti neoclassici, Canova sceglie un soggetto tratto dal mito: le Grazie erano le tre figlie di Zeus, Aglaia, Eufrosine e Talia, personificazione della bellezza che dona serenità e amore al mondo.

Raffigurate in piedi, come tre donne seminude, s’intrecciano in un abbraccio affettuoso: i loro corpi morbidi e bellissimi, intorno a cui passa un velo sottile, si muovono con un ritmo misurato, come in una danza. La figura centrale ha il corpo disposto frontalmente rispetto allo spettatore, mentre il suo volto si inclina con tenerezza a sinistra; le due Grazie ai lati, con sottili variazioni, si presentano allo spettatore di fianco e quasi di schiena.

Leggiamo l’opera

Canova è un maestro nello sfruttare le potenzialità del marmo, che nei corpi diventa simile alle carni, e nelle capigliature “alla greca”, secondo la moda del tempo, si trasforma in capelli. Per rendere ancora meglio l’effetto della pelle Canova usa una patina: rifinisce la statua con uno speciale trattamento, oggi parzialmente danneggiato dal tempo, che dava al marmo un tono lievemente rosato.

Anche se Canova è un autore perfettamente neoclassico, le sue composizioni non sono mai fredde o banali: le posizioni leggermente differenti delle tre donne, così come i movimenti delle loro mani e dei loro piedi rendono il gruppo quasi vivo, perfetto nella sua bellezza, ma naturale nelle movenze.

Confronta

Il tema delle tre Grazie era frequente nell’antichità e poi nel Rinascimento, ma Canova lo innova profondamente. Fino a quel momento, infatti, le tre donne erano in genere rappresentate in modo perfettamente simmetrico, con una di spalle e le altre due frontali.

Così appaiono in un gruppo scultoreo di età romana, acquistato nel Rinascimento dal papa Pio II Piccolomini e posto nella sua biblioteca, a Siena, dove ancora oggi si trova.

In modo analogo le aveva raffigurate Raffaello in un piccolo dipinto eseguito negli anni giovanili.

Le vie dell'arte - volume B
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Dalla preistoria a oggi