Gian Lorenzo Bernini

Barocco

l’artista

Gian Lorenzo Bernini

È l’artista preferito dei papi, che vogliono trasformare Roma nel palcoscenico della Chiesa trionfante

Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598-Roma 1680) è il protagonista indiscusso del Barocco romano. Nasce a Napoli da uno scultore toscano, Pietro Bernini, che fin da subito lo introduce allo studio delle statue antiche e del lavoro del marmo. A seguito del padre, Gian Lorenzo entra presto sotto la protezione del cardinale Scipione Borghese, il ricchissimo e potente nipote di papa Paolo V, che a Roma possiede, oltre a un palazzo in centro, una splendida villa in un ampio parco.

Il movimento e la metamorfosi

Per decorare questa villa, poco più che ventenne, Gian Lorenzo Bernini scolpisce straordinari gruppi scultorei.

Nell’Apollo e Dafne (15) riesce nell’impresa di raffigurare sia il movimento sia la trasformazione in atto. Secondo quanto racconta il poeta latino Ovidio nelle Metamorfosi (I secolo d.C.), il dio greco Apollo aveva cercato invano di afferrare la ninfa Dafne: la ninfa, atterrita dall’inseguimento, chiede al padre – un dio fluviale – di essere trasformata in pianta di alloro, e noi vediamo questa metamorfosi compiersi davanti ai nostri occhi.

Con straordinaria abilità, Bernini lavora il marmo per raffigurare sia le morbide carni della donna, sia le sue mani che si trasformano in foglie leggere e quasi trasparenti, sia i piedi che diventano solide radici.

L’estasi come una rappresentazione teatrale

Grazie al successo delle opere eseguite per Scipione Borghese, Bernini diventa l’artista romano più richiesto, al servizio di papi e cardinali. Nel 1647 il ricchissimo cardinale veneziano Federico Cornaro, che da alcuni anni risiede a Roma, lo incarica di progettare la cappella di famiglia (16) nel transetto sinistro della chiesa romana di Santa Maria della Vittoria.

Lo spazio di una semplice cappella diventa una sorta di teatro: ai lati sono i palchetti per gli spettatori (i membri della famiglia Cornaro), mentre l’altare è come un palcoscenico, su cui è rappresentato l’episodio dell’Estasi di santa Teresa d’Avila. Nei suoi scritti la religiosa spagnola racconta della sensazione ultraterrena, che mescola dolore ed estremo piacere, provata quando un angelo le è apparso e le ha trafitto il cuore: un’esperienza tutta interiore diventa qui visibile e tangibile, come se si trattasse di uno spettacolo pietrificato nel marmo.

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Una fontana esotica

Dopo aver raggiunto l’apice del successo con Urbano VIII, sotto il nuovo papa Innocenzo X Bernini sembra perdere la sua posizione di artista prediletto. La difficoltà iniziale dei rapporti è destinata a durare poco, perché il papa decide di chiedere a Bernini la realizzazione della Fontana dei Fiumi (17) in piazza Navona, eseguita tra il 1648 e il 1651. Si tratta di una delle creazioni più monumentali dell’artista, che avvia la trasformazione scenografica di Roma e delle sue piazze nel teatro del Papato trionfante.

La fontana ha lo scopo di sostenere l’obelisco, un monumento commissionato dall’imperatore romano Domiziano (I secolo d.C.). Sulla cima dell’obelisco Bernini fa collocare una colomba, simbolo della famiglia di Innocenzo X; alla base, costruisce una collinetta rocciosa fatta di travertino, la roccia calcarea tipica di Roma, ai cui lati si trovano quattro figure. Rappresentano i più lunghi fiumi del mondo allora conosciuto: il Danubio, il Nilo, il Gange e il Rio della Plata, a significare il ruolo della Chiesa nei diversi continenti. I fiumi sono affiancati dai simboli delle loro regioni: per esempio, accanto al Nilo si trova una palma, tipica dell’Egitto, e il Nilo stesso è riconoscibile dal velo che gli copre il volto, poiché le sue sorgenti non erano note all’epoca di Bernini.

La struttura in travertino nasconde i condotti dell’acqua, che sembra sgorgare dalla roccia e contribuisce a creare stupore e meraviglia negli osservatori.

  ricorda
Gian Lorenzo Bernini
  • Ottiene impressionanti effetti naturalistici con il                                                           
  • Crea opere molto teatrali
  • Vuole suscitare                                                           nell’osservatore

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi