FONTI - Le lettere dei soldati dal fronte

FONTI

Le lettere dei soldati dal fronte

L’enorme afflusso di posta dal fronte italiano offre uno straordinario spaccato dell’universo culturale e linguistico dei soldati, per la maggior parte contadini. Nelle loro lettere, sempre vagliate dalla censura, si mescolavano le speranze e le paure personali, il racconto delle battaglie e considerazioni più generali di ordine militare, religioso o politico. La prima delle missive qui riportate, del 6 marzo 1916, era diretta a Cattolica (Rimini); la seconda, del 5 aprile 1916, a Grottammare (Ascoli Piceno).

Amico carissimo

[...] devi sapere che noialtri vecchi combattenti l’Italia non ci deve più contare perché di certo non facciamo più progresso siamo stanchi. Ma voliamo1 qui con noi quelli che un giorno dissero quella maledetta parola Eviva la Guerra ma che dal 24 Maggio sono sempre stati in Italia e ànno2 visto la guerra nei cinematografi quà bisogna vedere che cosa e la parola guerra, avedere delle industrie abbattute dai cannoni e le povere case tutte rovinate e massacrate. [...] Io non darò mai il mio braccio di ferro per la patria ma ben si lo darò per la mia salvezza e quella dei miei compagni. Non minporta se mi chiamano traditore della patria perché noi siamo in guerra e non si sà lo scoppo – questa e proprio come tutti dicono guerra per la distruzzione di popolo ma ben se la devono paghare doppo la guerra [...]


Carissima Maria,

Colle lagrime agli occhi a te vengo a comunicare tutte le nostre atroce sofferenze fino dai primi giorni che abbiamo raggiunto la fronte sempre in una continua dilequazione3, povera nostra gioventu!... che peccato abbiamo commesso? che dobbiamo avere contro ai nostri nemici? Mentre che loro non anno4 colpa come noi! povere madre che perdono i loro figli!... Spesse volte ci guardiamo l’uno con l’altro in faccia vedendoci così lacerati di fame e di sonno le lagrime ci ricoprono gli occhi piangendo come bambini. Sì... era vero sui primi mesi nulla ci faceva di specie5 combattevamo coraggiosamente perché cera6 molto risultato e si spargeva poco sangue ed invece adesso avanti non si va le perdite gravi senza alcuno risultato. Pochi giorni addietro andò come che avrete letto sopra ai giornali il piccolo avanzamento che abbiamo conguistato si tratta di pochi metri di terreno, ma tremo di sciverlo per la terribile carneficina che si ha potuto spargere. Poveri nostri fratelli parevano stritolati come se fossero carne di belve feroci, come possiamo avere più il coraggio di andare avanti vedendo queste barbarie contro la nostra cara ed amata gioventù! I nostri ufficiali se ne stanno sotto le grotte come niente fosse per il nostro disagio... mandano i bigliettini per iniziare le operazioni e loro belli tranquilli se ne stanno sotto sansa7 ricorrere alcun pericolo e noi con alcuni Aspiranti8 o sotto Tenenti antiamo affrontare la morte.


G. Procacci, Soldati e prigionieri italiani nella Grande guerra, Bollati Boringhieri, Torino 2000

Storie. Il passato nel presente - volume 3
Storie. Il passato nel presente - volume 3
Dal 1900 a oggi