FONTI - I tribunali di guerra

FONTI

I tribunali di guerra

Al fronte, i frequenti casi di insubordinazione, diserzione e tradimento erano severamente puniti dai tribunali militari. Si presentano qui due episodi avvenuti nelle trincee italiane. Nel primo caso, la ricostruzione dei fatti svolta dal tribunale porta alla condanna di un soldato di fanteria «alla fucilazione nel petto» per «abbandono di posto in faccia al nemico». Nel secondo caso, dei tre soldati coinvolti, due sono condannati alla reclusione «per rifiuto d’obbedienza e conversazione col nemico» e uno anche «per tradimento indiretto».

Il giorno 11 luglio 1916, il soldato C. F., trovavasi in una trincea da poco occupata, nella prima linea di fronte alle posizioni nemiche, nascosto dietro sacchetti di terra, in compagnia dei soldati C. C. e L. G. Scoppiata una granata nemica, il C. F., dicendo che un sasso proiettato dallo scoppio della granata stessa lo aveva colpito alla spalla, senza alcun permesso si allontanava dal suo posto di trincea per recarsi al luogo di medicazione: e durante il percorso sparandosi un colpo del proprio fucile all’indice della mano sinistra, si produceva una ferita per aver in tal modo cagione ad essere accettato1 al posto di medicazione in località Malga Bosco Secco, e quindi sottrarsi alle ulteriori operazioni imminenti di guerra.

Il C. F., infatti trovavasi in trincea pronto per combattimento: senza giustificato motivo non poteva allontanarsi dal proprio posto; ed egli allora a tale scopo accampava la scusa del dolore alla spalla a causa dello scoppio della granata. Siccome, però, egli stesso era conscio non essere valido tale specioso2 motivo, volle colla lesione procuratasi acquisire le condizioni necessarie ad essere ricoverato al posto di medicazione, e facendo quindi mancare la possibile difesa allora richiesta.

La notte dal 19 al 20 dicembre un plotone della 6a compagnia del 129° fanteria rilevava da una trincea di monte Zebio3 un reparto del 130° fanteria. La neve era così abbondante che aveva coperto le feritoie4 e impediva di far fuoco. Fu proposto di scavare gradinate sulla neve per poter salire sopra le trincee e costruirvi degli appostamenti per i tiratori. Durante i lavori il caporalmaggiore R. D. ebbe vaghezza5 di salire col caporale C. M. sopra le nostre trincee da dove si vedevano gli austriaci scoperti dalla cintola in su che spalavano neve. Gli austriaci rivolsero parole non comprese perché in tedesco, facendo cenni di saluto. Sopraggiunto il M. E. che fu in Germania a lavorare e là ebbe a fidanzarsi, iniziò una conversazione che portò ad una specie d’intesa reciproca di non molestare i lavori. Di qui uno scambio di cortesie e di saluti specie nell’occasione della festa di Natale, tanto che dalla trincea nemica veniva alzato un gran cartellone con su scritto in tedesco “Buon Natale” e vennero successivamente gettate sigarette che vennero raccolte dal C. M. e ricambiate con pane.


E. Forcella - A. Monticone, Plotone d’esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, Laterza, Roma-Bari 1968

Storie. Il passato nel presente - volume 3
Storie. Il passato nel presente - volume 3
Dal 1900 a oggi