LUOGHI - Vienna “la Rossa”

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Vienna “la Rossa”

Dopo il 1918, con la caduta del­l’Impero austro-ungarico, Vienna rimase una capitale imperiale senza Impero, dal momento che su di essa continuava ad aleggiare il mito della grandezza asburgica. Con la vittoria dei socialdemocratici alle elezioni amministrative del 1919, però, la città divenne la sede di un radicale esperimento sociale e politico che durò fino al 1934 e in virtù del quale fu ribattezzata Vienna “la Rossa” (Rotes Wien).

Il socialismo dal basso: l’austromarxismo e la Vienna degli anni Venti

La socialdemocrazia austriaca (Spo) tentò di dare espressione a una “controcultura proletaria” che portasse a conquiste più avanzate di quelle prodotte dagli sforzi riformisti degli altri partiti socialisti europei e che, allo stesso tempo, offrisse un modello alternativo all’esperimento bolscevico. Più che essere il frutto di un piano ben preciso, comunque, il laboratorio politico e sociale della Vienna rossa prese vita dall’attività di reti associative locali e di esperienze spontanee e quotidiane, nutrite però dalla convinzione che la cultura potesse svolgere un ruolo importante nella lotta di classe. Era, questa, un’idea tipica dell’austromarxismo, cioè di quella corrente del marxismo – elaborata, tra gli altri, dai teorici austriaci Max Adler (1873-1937), Viktor Adler (1852-1918) e Otto Bauer (1881-1938) – che mirava ad affermare nuclei di società socialista all’interno della società capitalistica, in particolare attraverso l’educazione degli operai e il miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro.

Il governo municipale, di cui la Spo deteneva la maggioranza assoluta, riuscì comunque ad avviare una radicale politica di riforme. Grazie a un’imponente tassazione, furono estese le coperture sanitarie pubbliche e implementati i servizi sociali; fu inoltre compiuto un profondo rinnovamento del sistema educativo e venne realizzato un vasto programma urbanistico ed edilizio. Particolarmente significativa fu la costruzione del Karl Marx Hof, un complesso di edifici popolari in stile modernista realizzato tra 1926 e 1930, destinato a divenire uno dei modelli dell’edilizia popolare del XX secolo. Nessun altro esperimento di governo cittadino, da Berlino a Parigi, da Londra a Stoccolma, era mai giunto ad attuare una tale trasformazione sociale, declinata in tutti gli aspetti dell’esistenza operaia, dalla vita famigliare all’organizzazione del tempo libero.

La fine dell’esperimento socialdemocratico

L’instabilità economica, la crescente tendenza antirepubblicana delle istituzioni statali e il tentativo del governo centrale di ridimensionare la forza del movimento operaio furono all’origine della crisi del socialismo austriaco. Gli effetti devastanti della crisi economica scoppiata nel 1929 e la conseguente crescita di partiti e movimenti conservatori e reazionari, radicati soprattutto nelle campagne fuori Vienna, condussero alla fine violenta della Spo. Durante uno scontro che assunse le caratteristiche di una vera e propria guerra civile, nel febbraio 1934 i militanti socialdemocratici viennesi fecero del Karl Marx Hof l’ultimo baluardo della loro strenua resistenza, che fu però inutile: la socialdemocrazia fu dichiarata illegale dal nuovo regime autoritario di Engelbert Dollfuss.

Il complesso di edilizia popolare Karl Marx Hof in un manifesto di propaganda e in una foto contemporanea.

Storie. Il passato nel presente - volume 3
Storie. Il passato nel presente - volume 3
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