3.1 Crisi di successione, conflitti e spartizioni territoriali

Per riprendere il filo…

Fra XVI e XVII secolo l’Europa aveva assistito al consolidarsi di grandi apparati statali in Francia, Spagna, Inghilterra, Russia, Svezia, Olanda e Impero asburgico, capaci di dotarsi di eserciti, burocrazie e corpi diplomatici e sviluppando, al contempo, politiche economiche e belliche centralizzate. Erano state queste forze a contendersi la colonizzazione e il primato commerciale all’interno dello stesso contesto europeo (come nel caso dell’Inghilterra che cercava di assorbire l’Irlanda) o verso altri continenti, acquisendo ricchezze e materie prime, costruendo il loro dominio su strutture coloniali ma anche su nuove società finanziarie e compagnie commerciali. L’universo produttivo – grazie anche alla disponibilità di ingenti risorse finanziarie – fu interessato da importanti trasformazioni, che toccarono l’agricoltura e l’artigianato, fino a stimolare la nascita delle prime fabbriche. Altrettanto importanti furono le evoluzioni negli stili di vita, nei consumi, nella cultura: la diffusione delle idee illuministiche poneva infatti nuovi problemi ai governanti, spinti a confrontarsi con uno spazio pubblico vivace nel quale si dibatteva su grandi questioni di interesse collettivo.

3.1 Crisi di successione, conflitti e spartizioni territoriali

La Spagna di Filippo V
Gli sviluppi della Guerra di successione spagnola condussero al trono Filippo V, il primo esponente della dinastia dei Borbone. Il paese, tuttavia, aveva subito gravi perdite: i possedimenti iberici nei Paesi Bassi erano finiti nelle mani dell’Austria e, anche nella penisola italiana, rimaneva ben poco dell’antico potere. Gli Asburgo avevano infatti affermato la loro egemonia su gran parte del territorio, fatta eccezione per la Sicilia che era passata ai Savoia insieme al Monferrato e alle province di Alessandria, Valenza e Lomellina [ 1].


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Il sovrano borbonico provvide a risanare le finanze, a rimettere in piedi l’esercito e a rendere più efficienti gli apparati amministrativi. Un ruolo importante fu giocato dalla sua seconda moglie, la duchessa di Parma Elisabetta Farnese (1692-1766), e dal primo ministro, il cardinale Giulio Alberoni (1664-1752), che esercitarono forti pressioni per ristabilire la supremazia spagnola sul continente. Le reazioni non si fecero attendere: Gran Bretagna, Francia, Austria e Province Unite strinsero un’alleanza, scontrandosi con Filippo e costringendolo ad abbandonare i suoi propositi. L’unica conseguenza sostanziale del conflitto noto come Guerra della Quadruplice Alleanza (1717-20) fu il passaggio della Sardegna ai Savoia, in cambio della Sicilia, che finì all’Austria.
La Guerra di successione polacca e le egemonie nella penisola italiana
Una nuova crisi di successione spezzò presto questo periodo di pace: Augusto II di Polonia (1670-1733) morì infatti senza riuscire a rendere ereditaria la sua carica. Ormai affermatasi come potenza sul Baltico e capace di allargare la sua sfera di influenza all’area balcanica, la Russia sfruttò il supporto dell’Austria per cercare di imporre la candidatura del figlio del defunto sovrano, il principe di Sassonia Federico Augusto, avvalendosi del decisivo supporto dell’Austria. La Francia, dal canto suo, sosteneva l’ascesa al trono di Stanislao Leszczyński (che aveva sposato la figlia di Luigi XV di Borbone), ma non trovò le forze necessarie per tenere testa ai nemici nel conflitto, ricordato come “Guerra di successione polacca” (1733-38). Dovette quindi piegarsi, ottenendo in cambio il diritto all’annessione della Lorena e ritagliandosi nuovi margini di manovra nella ridefinizione degli equilibri politici in Italia.
Gli scontri militari fra le grandi potenze aprirono infatti una voragine proprio nella penisola italiana: ad approfittarne fu un esercito spagnolo comandato dal figlio di Filippo V ed Elisabetta Farnese, Carlo di Borbone (1716-88), capace di compiere una veloce avanzata in un territorio privo di difese adeguate e di conquistare in tempi relativamente brevi i regni di Napoli e Sicilia nel 1734.
Tre anni più tardi si estingueva definitivamente la dinastia dei Medici in Toscana: il lunghissimo regno di Cosimo III, durato dal 1670 al 1723, era stato segnato da un forte declino politico ed economico. Il successore Gian Gastone (1723-37) non riuscì a preservare l’indipendenza del casato dalle potenze straniere, lasciando di fatto via libera all’arrivo degli Asburgo-Lorena, una dinastia originatasi nel 1736 con il matrimonio fra Maria Teresa d’Asburgo – la figlia dell’imperatore Carlo VI – e Francesco Stefano di Lorena. Gli Asburgo-Lorena presero il potere ufficialmente nel 1737 con la salita al trono di Firenze proprio del duca Francesco Stefano [▶ eventi].

Agli austriaci fu restituito anche il Ducato di Parma e Piacenza, ma il loro successo più importante fu il riconoscimento della validità della “Prammatica sanzione”, originariamente redatta nel 1713, che stabiliva l’indivisibilità della corona asburgica relativa agli Stati ereditari della dinastia (Austria, Boemia e Ungheria) e il diritto di successione anche per le donne [▶ fenomeni, p. 86] [ 2].

  eventi

La fine della dinastia medicea

Sotto l’influenza della madre Vittoria della Rovere, Cosimo III de’ Medici ebbe un’educazione incentrata sulla fede cattolica. Durante il suo regno diede ampio spazio d’azione al clero, abbandonandosi a fastose manifestazioni esteriori di religiosità. Visionarie molto amate dal popolo come Maria Caterina Brondi e Margherita Livizzani, venerate in vita come sante, furono accolte a corte per conferire prestigio a una dinastia che copriva una posizione ormai subalterna nel quadro delle egemonie continentali ed era costretta ad adeguarsi alle direttive delle grandi monarchie. La scelta di subordinarsi alla casa d’Austria fu comunque chiara, visto che Anna Ludovica – nata dal matrimonio fra Cosimo e Luisa Margherita d’Orléans – fu data in sposa all’elettore palatino Giovanni Guglielmo.

Gli ultimi anni di vita del granduca mediceo furono tormentati dal problema della successione. L’erede designato era Ferdinando Maria, che non ebbe figli dalla moglie Violante Beatrice di Wittelsbach. Contrasse la sifilide probabilmente durante una visita al carnevale di Venezia del 1696 e morì nel 1713, nonostante le preghiere di guarigione rivolte dal padre alla Vergine dell’Impruneta (venerata su una collina non poco distante da Firenze) che coinvolsero l’intero popolo toscano. Il trono spettò al secondogenito Gian Gastone, che si mostrò apatico e indifferente alle cure dello Stato. Il suo matrimonio con Maria di Sassonia-Lauenburg fu di pura facciata e non produsse eredi, portando all’estinzione della dinastia medicea.

La Guerra di successione austriaca e la salvaguardia del potere asburgico
Proprio la monarchia austriaca finì infatti nell’occhio del ciclone nel 1740. Alla morte di Carlo VI, la dinastia asburgica si avvalse della Prammatica sanzione per attribuire il trono alla figlia Maria Teresa d’Asburgo. Nel 1736, come abbiamo visto, quest’ultima aveva sposato Francesco Stefano di Lorena, dando inizio alla dinastia degli Asburgo-Lorena, che arrivò a impossessarsi anche del trono elettivo del Sacro Romano Impero nel 1745. Tuttavia le potenze dell’Europa centrale non accettarono di buon grado tali sviluppi. Gli elettori di Baviera e Sassonia miravano infatti ai possedimenti asburgici, mentre i Borbone di Francia e Spagna intravedevano l’opportunità di ridimensionare il potere di un casato tradizionalmente a loro avverso. Ne nacque un lungo e convulso conflitto – ricordato come “Guerra di successione austriaca” – che si combatté in Germania, Italia settentrionale e nelle Fiandre.Decisivo fu l’intervento della Gran Bretagna a supporto di Maria Teresa: con la Pace di Aquisgrana del 1748, l’imperatrice riconobbe alla Prussia il possesso della Slesia, rinunciò ai ducati di Parma e Piacenza a favore di Filippo di Borbone, figlio di Filippo V ed Elisabetta Farnese, fratello di Carlo re di Napoli. Tuttavia mantenne per il resto salde le radici del suo potere [ 3].

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  fenomeni

Successione e ragion di Stato

La stabilità delle monarchie di antico regime era spesso minata dal pericolo che le dinastie regnanti potessero estinguersi o dal fatto che i successori legittimi non fossero all’altezza del proprio compito. Per questa ragione erano frequenti le dispute fra giureconsulti e altri esperti (compresi i teologi) sulla definizione delle norme di successione, spesso sollecitate dal potere centrale al fine di rafforzare la dinastia regnante ed evitare conflitti che potessero indebolire lo Stato.

La storiografia è chiamata a prestare molta attenzione a questi processi, soggetti a continue trasformazioni. Entravano infatti in gioco, di volta in volta, le rivendicazioni sui diritti acquisiti, i dubbi sui profili religiosi e morali dei candidati al trono, la loro adeguatezza a preservare l’integrità del paese, le stesse strategie matrimoniali dei casati. In alcuni casi, ci si soffermava sulla possibilità di offrire alle donne il diritto si salire al trono.

Storie. Il passato nel presente - volume 2
Storie. Il passato nel presente - volume 2
Dal 1715 al 1900