FONTI - Candido e il terremoto di Lisbona

FONTI

Candido e il terremoto di Lisbona

Nei suoi interminabili viaggi, Candido approda a Lisbona insieme al suo precettore Pangloss ed è costretto a subire le conseguenze del terremoto del 1755. Attraverso questa narrazione, Voltaire intendeva criticare e deridere il pensiero di Gottfried W. Leibniz, che offriva una spiegazione razionalistica a ogni fenomeno (evidente il riferimento alla «ragion sufficiente» nel brano), così come le tradizionali interpretazioni secondo le quali le catastrofi naturali erano il frutto della collera di Dio contro i peccati degli uomini, o in alternativa occasioni di stimolo per la ricostruzione sociale e politica.

Sono appena entrati in città […] quando la terra trema ancora sotto ai piedi, il mare s’innalza ribollendo nel porto, e schianta le navi che vi stanno ancorate; turbini di fuoco e di cenere empiono1 le pubbliche piazze e le vie; le case rovinano, i tetti precipitano sulle fondamenta, le fondamenta son disperse. Trentamila abitanti d’ogni sesso ed età restano schiacciati sotto le rovine.

Il marinaio fischiettava, bestemmiava e diceva: «Qua c’è da rimediare qualcosa».

«Quale sarà mai la ragion sufficiente d’un tale fenomeno?» chiedeva Pangloss.

«È la fine del mondo!» esclamava Candido.

Il marinaio corre subito tra le macerie, rischia la vita per cercar danari, ne trova, li intasca […] Pangloss intanto lo tirava per la falda, e diceva: «Amico, non è bene ciò che fate, voi mancate della ragione universale, non è questo il momento».

«Sangue del diavolo», rispondeva l’altro, «son uomo di mare, nato a Batavia, sono stato in Giappone, quattro volte, e quattro volte mi son messo il crocifisso sotto i piedi; hai trovato l’uomo giusto cui predicare la tua ragione universale!».


Voltaire, Candido, Garzanti, Milano 1992, trad. di M. Moneti

Storie. Il passato nel presente - volume 2
Storie. Il passato nel presente - volume 2
Dal 1715 al 1900