Per riprendere il filo…
Il nuovo assetto politico inglese successivo alla “Gloriosa rivoluzione” e il tramonto del potere di Luigi XIV avevano accompagnato l’Europa verso un’epoca segnata da importanti cambiamenti in campo politico e culturale. Dal mondo delle scienze, delle arti, della filosofia cominciarono a nascere nuove sensibilità, sempre più critiche nei confronti delle strutture e, talvolta, degli stessi principi fondativi del potere monarchico e di quello ecclesiastico. Le guerre di successione (spagnola, polacca e austriaca) avevano mutato il quadro delle egemonie continentali, consolidando il potere degli Asburgo e contribuendo, al contempo, a indebolire il ruolo della Santa Sede. Grazie a una solida rete di alleanze, la Chiesa di Roma si era infatti dimostrata capace di influenzare i rapporti fra le grandi potenze e di conservare le sue prerogative nei paesi di confessione cattolica. Essa, però, si trovò ben presto a fronteggiare tentativi sempre più risoluti di limitare il potere del clero nel corpo sociale. I segni di questa crisi furono particolarmente visibili nella penisola italiana, dove alcune dinastie tradizionalmente vicine al papato – come quella medicea – si estinsero lasciando il posto a case regnanti straniere inclini a riorganizzare gli apparati produttivi, burocratici e giudiziari dello Stato.