le parole della storiografia
Destra e sinistra
È fuorviante descrivere i quadri politici ottocenteschi mediante categorie come “destra”, “centro” e “sinistra”. Con suffragi ristretti e senza veri e propri partiti esse si definiscono solo nel corso del secolo, lasciando che in tutti i sistemi si passi in modo sfumato e spesso confuso da un estremo all’altro. È così per la Destra e la Sinistra italiane. E lo è ancor più nel caso francese. Qui la variegata eredità rivoluzionario-napoleonica, i frequenti rivolgimenti istituzionali e le pesanti sconfitte del 1815 e del 1870 produssero una cultura e soluzioni politiche assai complesse, che da un lato si caratterizzavano preliminarmente in base all’adesione o meno al regime vigente, repubblicano o monarchico, mentre dall’altro favorivano le continue ridefinizioni di appartenenze individuali e collettive a già fluide famiglie politiche, e la loro rapida comparsa/scomparsa. In questo quadro, in Francia gli estremi finiscono per ibridarsi in maniera radicale e innovativa, facendo emergere figure di nazionalisti, populisti e antisemiti “di sinistra”, alcune delle cui idee sarebbero diventate fondative del discorso dell’intera sinistra europea.