IDEE - Socialismo, nazione e nazionalismo

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Socialismo, nazione e nazionalismo

Il ruolo cruciale assegnato alla categoria di classe nell’analisi economico-politica e il carattere dichiaratamente internazionalista del socialismo marxiano hanno spesso portato a sottovalutare gli stretti nessi fra le diverse declinazioni della dottrina comunista, il concetto di nazione e le spinte nazionaliste. In realtà, alcune ricostruzioni di storie nazionali europee su cui si fondarono i discorsi nazionalisti associavano espressamente la dominazione straniera allo sfruttamento e all’impoverimento del proprio popolo. Basti pensare all’idea della storia francese come una secolare lotta della popolazione gallica contro una nobiltà terriera d’origine franca (quindi “tedesca”), oppure ai risvolti socioeconomici del dualismo anglosassone-normanno in Inghilterra. Ciò fu poi ancor più evidente nei grandi imperi multinazionali dell’Europa centrorientale, dove l’idea della rivoluzione sociale si associava con la lotta per l’indipendenza delle “nazionalità oppresse” o con l’espulsione dal paese delle minoranze straniere detentrici di privilegi e beni ritenuti invece di proprietà della popolazione, della nazione appunto.

Allo stesso modo, importanti leader comunisti usarono consapevolmente l’idea di nazione, ne mutuarono gli apparati retorico-simbolici e immaginarono “vie nazionali al socialismo” che facessero del nazionalismo un primo passo, un puntello o un tut­t’uno con la svolta comunista mediante la fusione di aspirazioni nazionali e sociali e la prefigurazione di Stati-nazione socialisti.

Sin dal 1848 Marx ed Engels adattarono per esempio alla causa della classe operaia il discorso sulla liberazione forgiato dai nazionalisti tedeschi. E ancor più chiaramente a favore dell’autodeterminazione delle nazioni storiche maggiori furono sia il diretto coinvolgimento degli stessi Marx ed Engels nella questione irlandese (ritenuta presupposto alla rivoluzione comunista in Gran Bretagna), sia la posizione assunta nel 1865 dalla Prima Internazionale contro il dominio zarista sulla Polonia.

La progressiva modernizzazione acuì poi le istanze nazionaliste anche delle nazioni minori, che invece i padri del socialismo scien­tifico ritenevano destinate all’assimilazione nelle maggiori secondo il principio hegeliano-mazziniano della “taglia minima”. Ciò spinse importanti teorici del marxismo come Otto Bauer e Karl Renner a suggerire forme di compromesso che consentissero di conciliare nazione e comunismo. Essi proposero in particolare un’idea di nazione come associazione volontaria e priva di radicamento territoriale che, in quanto tale, non era in contrasto con l’appartenenza alla classe operaia e con la comune battaglia anticapitalista. Parallelamente e sempre più addentrandosi nel Novecento, esempi di “socialismo nazionale” connotarono i quadri politici di vari paesi. Partiti socialisti nacquero infatti a difesa degli interessi delle rispettive comunità nazionali e in aperto contrasto fra loro, come il Partito nazionalsocialista ceco in Boemia e il Partito tedesco dei lavoratori, dichiaratamente antislavo.

È evidente dunque come nazionalismo e comunismo stabilirono fra loro – sin dall’Ottocento – relazioni strette quanto variabili, che risultarono un fattore importante non soltanto nella riflessione teorica e nell’azione dei movimenti operai in Europa, ma anche nelle vicende interne di diversi Stati e nelle relazioni internazionali.

Storie. Il passato nel presente - volume 2
Storie. Il passato nel presente - volume 2
Dal 1715 al 1900