Le donne al Congresso di Vienna
Politica e intrighi sentimentali
Le società di corte europee erano ambienti i cui membri erano spesso legati da parentela, matrimoni o rapporti extraconiugali. Pertanto, non stupisce che negli appartamenti privati dei partecipanti al Congresso s’intrecciasse un groviglio di intrighi sentimentali. Grazie a queste relazioni – a volte contingenti, a volte risalenti a prima del 1814 –, alcune delegazioni poterono usare le donne come efficaci strumenti di manipolazione degli interlocutori nelle trattative. Le più abili e intraprendenti, inoltre, riuscirono a influenzare personalmente le decisioni dei potenti della terra, anche su temi importanti. Fra queste vi furono la principessa Dorotea di Curlandia, giovane brillante imparentata con Talleyrand; sua sorella Guglielmina duchessa di Sagan, animatrice del più influente salotto di Vienna e amante di Metternich, che la considerava alla stessa stregua dei suoi più fidati consiglieri; nonché la principessa russa Caterina Bagration, cugina e amante di Alessandro I disposta a tramare contro gli Asburgo per fedeltà alla famiglia ma anche per vendicare l’abbandono subito in precedenza da parte di Metternich, da cui aveva avuto una figlia. Invece la seconda moglie di Napoleone, Maria Luisa d’Austria, che pur aveva dimostrato fedeltà agli Asburgo, fu tenuta sotto stretta sorveglianza, a riprova dell’ascendente che avrebbe potuto esercitare.
Non si trattava di figure paragonabili alle dame di corte del Settecento né per autonomia né per influenza, ma di donne comunque dotate di una certa visione politica e capaci di orchestrare strategie anche spregiudicate, utilizzando le armi della seduzione sia per tornaconto personale sia nell’interesse degli uomini che intendevano compiacere. Il più delle volte, tuttavia, esse erano guidate dai più abili fra i negoziatori presenti a Vienna. Talleyrand, per esempio, sfruttò i buoni uffici di Dorotea per ottenere un invito al ballo organizzato a Palazzo Metternich, che equivaleva di fatto a una legittimazione quale interlocutore delle potenze vincitrici. Lo zar Alessandro chiese invece a Caterina Bagration di sedurre diversi delegati, fra cui l’ex amante Metternich, allo scopo di ammorbidirne le posizioni rispetto alle pretese russe. L’ampia rete di relazioni istaurata da Guglielmina e il suo avvicinamento allo zar dopo che Metternich rifiutò di aiutarla, fu invece funzionale soprattutto a un obiettivo personale: riavere con sé la figlia avuta da un nobile svedese.
Donne, potere e diplomazia all’inizio dell’Ottocento
Durante il Congresso, nella stragrande maggioranza dei casi, le donne riuscirono a influire sulle decisioni delle grandi potenze senza nemmeno essere ammesse nelle stanze delle trattative, rivestendo ufficialmente il ruolo di semplici accompagnatrici degli uomini che componevano gli staff diplomatici. Da questo punto di vista, quindi, rimanevano in un rapporto di subalternità e – non di rado – di strumentalità rispetto agli uomini di potere e ai loro interessi personali e politici: una condizione che ne avrebbe contrassegnato e condizionato l’agire anche in altri momenti importanti della diplomazia europea ottocentesca. Tuttavia, quella del Congresso di Vienna e di altri consessi analoghi sono storie che non si comprendono appieno se non vi si includono la componente femminile e la sfera privata degli uomini pubblici, che s’intrecciava sistematicamente con gli interessi geopolitici ed economici in gioco.