6.4 La campagna di Russia e il crollo dell’impero

6.4 La campagna di Russia e il crollo dell’impero

La rottura fra Napoleone e la Russia e la distruzione della Grande Armata
Il matrimonio di Napoleone con l’arciduchessa d’Austria Maria Luisa fece cadere molti dei presupposti costruiti dalla Pace di Tilsit. Lo zar Alessandro I, infatti, non guardava di buon occhio l’avvicinamento dell’imperatore francese alla monarchia asburgica e lo percepiva come una minaccia alla sua egemonia sul versante orientale dell’Europa. L’impero ottomano e la Persia mettevano continuamente a repentaglio il primato russo sul Mar Nero, mentre la presenza nel Baltico era stata già rafforzata nel 1809 con la conquista della Finlandia. Alla fine del 1810, Alessandro decise anche di minare le basi del blocco continentale riprendendo i contatti commerciali con l’Inghilterra, provocando una ferita ormai insanabile.

Bonaparte ruppe gli indugi nella primavera del 1812, mettendo insieme presso Dresda un esercito di 700 000 uomini provenienti da 20 paesi diversi. Si mise personalmente alla testa delle truppe varcando il fiume Niemen il 24 giugno, sperando in una facile vittoria propiziata dalla superiorità numerica della sua macchina da guerra. Ma i russi si ritirarono velocemente evitando il combattimento. Badarono invece a ripulire i raccolti e le scorte alimentari presenti sul territorio, privando i loro nemici di rifornimenti.

Un vero scontro ci fu solo il 7 settembre a Borodino, dove i francesi pagarono un prezzo carissimo in termini di vite umane. Dopo enormi sforzi, ebbero la meglio e riuscirono a entrare a Mosca, ma lì Napoleone commise un altro enorme errore: attese inutilmente Alessandro per settimane, supponendo di poter intavolare le trattative per un armistizio. A metà ottobre si decise finalmente a dare l’ordine di ritirata, ma l’inverno era ormai alle porte e la strada verso sud era sbarrata dalle truppe russe, pronte a danneggiare con incursioni l’esercito nemico, già di per sé ridotto allo stremo. Il ritorno a Parigi si trasformò dunque in una tortura senza fine. Si concluse solo a dicembre, con un bilancio catastrofico di mezzo milione di morti. Buona parte della Grande Armata era andata distrutta nel giro di pochi mesi [ 8].

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Il successo delle insurrezioni
Proprio mentre in Russia si stava consumando un dramma di proporzioni enormi, il sistema continentale mostrava le sue crepe. Fu proprio lo spirito nazionale innescato dalle conquiste napoleoniche a rivelarsi cruciale. Gli insorti spagnoli, aiutati dai britannici, avevano fatto approvare già nel corso del 1812 la Costituzione di Cadice. Il testo, di impianto liberale, garantiva la sovranità alla nazione, limitava le prerogative del re, conferiva al parlamento il potere legislativo e difendeva una serie di libertà individuali, ma dichiarava il cattolicesimo religione di Stato.

Qualcosa di simile accadde in Sicilia nello stesso anno, sempre con l’appoggio dei britannici che spinsero il re esule Ferdinando IV di Borbone ad accettare una nuova carta costituzionale. Il documento poneva l’accento sull’indipendenza dell’isola, assegnando il potere legislativo a una Camera dei comuni elettiva e a una Camera dei pari composta da membri del clero e della nobiltà.

La battaglia delle nazioni e l’esilio all’Elba
La notizia della disfatta francese nella campagna di Russia fece presto il giro d’Europa. Nel febbraio del 1813, Federico Guglielmo III di Prussia dichiarò guerra alla Francia contando sull’appoggio degli Asburgo e sull’alleanza dell’Impero russo e del Regno Unito, impegnato nel frattempo anche in uno scontro con gli americani generato da contese commerciali e frizioni politiche (Guerra anglo-americana). Contro la cosiddetta “sesta coalizione antifrancese”, Napoleone chiese alla Francia e agli Stati satelliti uno sforzo ulteriore sul piano miliare. Così riuscì ad avere a sua disposizione circa un milione di soldati ma subì diversi tradimenti, come quello dell’armata della Sassonia che passò nello schieramento nemico. Lo scontro decisivo, ricordato come “battaglia delle nazioni”, si svolse a Lipsia fra il 16 e il 19 ottobre del 1813: si concluse con un’altra sonante sconfitta per Bonaparte, costretto a ripiegare sulle rive del Reno.

Fu un momento decisivo: i territori olandesi, tedeschi e svizzeri si sollevarono contro il dominio francese; in Spagna Ferdinando VII di Borbone riprese il trono; Gioacchino Murat cominciò a trattare con l’Austria, nella speranza di rimanere re di Napoli. Parigi fu presa d’assalto dagli inglesi e dagli altri alleati. Bonaparte tentò di fare appello allo spirito nazionale del suo popolo, ma subì un tracollo decisivo il 20 marzo del 1814 ad Arcis-sur-Aube.

All’inizio del mese seguente, il senato francese dichiarò decaduto l’imperatore offrendo il trono a Luigi XVIII di Borbone (1814-24), fratello minore del re Luigi XVI (il figlio e unico erede Luigi XVII era morto in prigionia nel 1795), che fu indotto a giurare su una Costituzione incentrata sul concetto di sovranità popolare. Il Primo trattato di Parigi (30 maggio 1814) riportò i confini del paese alla situazione del 1792. Napoleone abdicò e si ritirò sull’isola d’Elba, sia pur con sostanziosi sussidi garantiti dagli alleati [▶ altri LINGUAGGI, p. 194].

Il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais firmò un armistizio con l’Impero asburgico nella speranza di mantenere il suo dominio, ma dopo una sommossa scoppiata a Milano comprese di non avere più il sostegno della popolazione, si risolse ad abbandonare i suoi propositi e a ritirarsi in esilio in Baviera. Il papa Pio VII, Vittorio Emanuele I di Savoia (1759-1824) e Ferdinando III di Toscana (1769-1824) ripresero possesso dei loro Stati.

Anche il destino del Regno di Napoli sembrava segnato. I ministri delle grandi potenze europee erano infatti in congresso a Vienna già nel novembre del 1814 e palesavano

l’intenzione di restituire i troni ai loro sovrani legittimi. Gioacchino Murat capì che stava per essere spodestato e dichiarò guerra all’Austria nel marzo del 1815. Chiamò quindi gli italiani alle armi, ergendosi ad alfiere della loro indipendenza. Fu sconfitto a Tolentino, nelle Marche, il 3 maggio e poco dopo fu costretto a riconsegnare il trono a Ferdinando IV di Borbone. Dopo essersi rifugiato in Corsica, tentò nel mese di ottobre di rientrare nel regno sbarcando in Calabria, ma fu catturato e ucciso.

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L’ultima avventura di Napoleone: i 100 giorni

La parabola napoleonica si concluse in quello stesso anno, il 1815. La Francia fu travolta da un’ondata di malcontento, causata dalla risistemazione dell’esercito che favorì i nobili vicini ai Borbone, dal timore di un ripristino dei diritti feudali e dalla crisi delle attività produttive , incapaci di reggere la concorrenza inglese. Informato di quanto stava accadendo, Napoleone abbandonò l’isola d’Elba e sbarcò a Cannes seguito da pochi fedelissimi. Un esercito ricevette l’ordine di arrestarlo, ma si ammutinò e passò dalla sua parte, conducendolo trionfalmente a Parigi il 20 marzo del 1815. L’Europa non tardò ad allertarsi e, 5 giorni più tardi, si era già formata la settima coalizione antifrancese.

La battaglia decisiva si svolse a Waterloo (nell’attuale Belgio) e si concluse il 18 giugno del 1815 con la vittoria delle truppe inglesi, coadiuvate da quelle austriache e prussiane. L’8 luglio, a soli 100 giorni dalla resurrezione dell’impero, Luigi XVIII tornò a Parigi. Napoleone si consegnò ai nemici e fu deportato a Sant’Elena, un’isola sperduta dell’Oceano Atlantico, da dove non era più possibile scappare. Morì lì il 5 maggio del 1821, dopo aver scritto le sue memorie.

Le coalizioni contro la Francia rivoluzionaria e napoleonica

Anni Membri principali Fatti militari di rilievo Trattati di pace principali
prima coalizione 1793-97 Austria, Prussia, Inghilterra, Olanda, Spagna, Portogallo, Stati tedeschi e italiani Battaglia di Fleurus (26 giugno 1794) Campagna di Bonaparte in Italia (1796-97) Basilea (5 aprile 1795) con la Prussia e la Spagna
L’Aia (16 maggio1795) con l’Olanda Campoformio (18 ottobre 1797) con l’Austria
seconda coalizione 1799-1801 Inghilterra, Russia, Turchia, Austria, Svezia, Napoli Invasione austro-russa in Italia (1799) Battaglia di Marengo (14 giugno 1800) Battaglia di Hohenlinden (3 dicembre 1800) Lunéville (9 febbraio 1801) con l’Austria
Amiens (25 marzo 1802) con l’Inghilterra
terza coalizione 1805
Inghilterra, Austria, Russia, Svezia, Napoli Battaglia di Trafalgar (21 ottobre 1805) Battaglia di Austerlitz (2 dicembre 1805) Presburgo (26 dicembre 1805) con l’Austria
quarta coalizione 1806-7 Inghilterra, Prussia, Russia Battaglie di Jena e Auerstaedt (14 ottobre 1806); di Eylau e Friedland (febbraio-giugno 1807) Tilsit (luglio 1807) con la Russia e la Prussia
quinta coalizione 1809 Inghilterra, Austria Battaglia di Wagram (6 luglio 1809) Vienna (14 ottobre 1809) con l’Austria
sesta coalizione 1813-14 Inghilterra, Russia, Prussia, Austria, Svezia Battaglia di Lipsia (16/18 ottobre 1813) Arcis-sur-Aube (20 marzo 1814) Parigi (30 maggio 1814) con gli alleati
settima coalizione 1815 Inghilterra, Russia, Prussia, Austria, Svezia Battaglia di Waterloo (18 giugno 1815) Parigi (20 novembre 1815) 

Storie. Il passato nel presente - volume 2
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Dal 1715 al 1900